A vederla, con quei occhi che sprizzano vitalità incarcerati dietro gli occhiali e con una capigliatura, ovvero una cascata di ricci scuri che ricordano le giovani “monne” (modelle) dipinte dai maestri della pittura del Rinascimento, da Leonardo da Vinci a Raffaello, fai fatica a immaginartela correre dietro a un pallone. E, a organizzare il centrocampo o la difesa con tanto di fascia di capitano, che sottolineano la sua grinta, il suo carisma da leader indiscusso della squadra. Giulia Carazzato, classe 2005, ha fin da piccola preso a calci le colorate Barbie per accompagnare con il destro – ma anche con il sinistro – tutto ciò che era sferico. “Giocavo” ricorda “a pallone in casa con una palla di spugna e sfidavo mio papà Michele a partite infinite. Mia mamma Morena, infermiera, si rifiutava di accompagnarmi agli allenamenti di calcio nel club vicino a dove abito, Castelbaldo (Pd), ed è dovuta intervenire la pediatra di famiglia per convincerla a lasciarmi abbracciare il football”. Un’amore nato nella primissima infanzia e proseguito fino ai nostri giorni, passando anche dalla Scuola: “Durante le Elementari, frequentate a Badia Polesine, ero attirata dalle decine di ragazzini maschi che giocavano a pallone e ciò che mi divideva dal campetto era il muro della recinzione. Per non parlare, poi, di alcuni miei amichetti: giocavo con loro sempre nello spazio concesso per la ricreazione”.
Mamma Morena ha dovuto così rassegnarsi che Giulia si dedicasse al calcio anziché alla danza o a un’altra disciplina agonistica più leggere, vedi volley, nuoto o tennis: tutti sport che, ciononostante, la dolce “gladiatrice spallina” ha anche praticato, ma mai con l’amore infinito, smisurato verso il calcio. “Avevo 5 anni” ricorda “quando finalmente sono stata tesserata per una squadra di calcio, la Badiese, di Badia Polesine. Prima, ma anche successivamente al reclutamento, ho sempre seguito con passione le partite alla tivù, soprattutto quelle della Juventus – la mia squadra preferita – o della Nazionale, sport in cui l’Italia si sta mettendo in mostra”. La Badiese, poi, una stagione all’Abbazia, quindi, il balzo nella Spal: “Un giorno, si presentò al campo, durante una seduta atletica, un dirigente del club ferrarese per sottopormi l’opportunità di giocare a Ferrara. Dopo essermi consultata con i miei genitori, accettai, e da allora – da quando avevo 12 anni, milito nei biancazzurri emiliani, e l’avanti e indietro lo facevo con un’altra giocatrice di Badia Polesine, svolgendo i primi campionati a 9 giocatori”.
Giulia, prova a descriverti in campo. “Con i maschi, ho sempre giocato centrocampista centrale: sono una che mi piace dirigere il gioco, non mi tiro indietro nei contrasti, non temo di colpire di testa la palla – numero che non è nelle grazie di molte calciatrici! -, affronto ogni situazione con determinazione e coraggio. Adesso, da un po’ di tempo a questa parte, ricopro il ruolo più arretrato di difensore centrale, ma ritengo di sapermi adattare a un po’ tutti i ruoli del campo. Punta? No, perché preferisco, chiedendo l’uno-due, partire da lontano, in quanto più che finalizzare mi piace imbastire la manovra. Ovvio che, quando intravvedo lo spiraglio, scarico il destro, tentando la via del gol. Ma, ripeto: la mia sfera di azione preferita è la zona mediana del campo, sia davanti alla difesa, o come centrale di centrocampo”.
In alcuni video ti abbiamo vista decisiva sui calci piazzati… “E’ una specialità in cui mi sto perfezionando in questi ultimi anni. Cerco sempre di piazzarli, cercando di aggirare la barriera anche con una certa potenza”. Il suo idolo è Alessandro Del Piero: “Ma, per quanto riguarda il calcio femminile, stravedo per Sara Gama, difensore triestina della Juve woman e anche della Nazionale”. Il tuo sogno calcistico e quello professionale? “Mi piacerebbe arrivare in Nazionale, vestire la casacca azzurra, magari passando dalla Juventus. Terminato il Liceo Linguistico (media del 7 tondo, ma un piccolo rimpianto per il Liceo Scientifico Sportivo!), mi piacerebbe conseguire una laurea che appartiene alle professioni sanitarie. Quindi: o Medicina e Chirurgia, specialità Ortopedia, Fisioterapia o diventare una brava osteopata. Così rimarrei nel mondo che ho sempre amato!” La “dolce gladiatrice spallina” ama la musica (pop, punk, “La stella di Broadway” del bolognese Cesare Cremonini è la sua canzone preferita), eccome, e da 5 anni suona la chitarra acustica da autodidatta: “Da un po’ di tempo a questa parte, sto prendendo confidenza anche con quella elettrica e qualche volta i miei genitori fanno finta di non sentire, assecondando quest’altra mia passione”. Mai, fino ad ora, un rosso… “Ma, ho rischiato di subirlo, collezionando, però, visto la delicatezza del ruolo, diversi cartellini gialli”.
L’anno scorso, Giulia è arrivata alle fasi finali delle Convocazioni Regionali (e, così da 3 stagioni a questa parte) e fino all’anno scorso ha partecipato al Centro Federale Territoriale organizzato a Grumolo delle Abbadesse. “Nel 2021” ricorda la giovanissima mediana in forza alla Spal “nella Repubblica di San Marino ho preso parte all’unico Campus per calciatrici che il Barcellona ha organizzato nel Continente Europa. E’ stata davvero un’esperienza costruttiva, esaltante, che ripeterei di nuovo. Peccato che sia durato solo una settimana, anche se si è dovuto affrontare il sacrificio di 4 allenamenti al giorno!” Il più bel complimento ricevuto da un mister o da una giocatrice avversaria? “Una cosa che mi fa piacere, quando gioco, è sentire il mister della squadra avversaria mettere in guardia le sue giocatrici esclamando “Andate sull’8 (il numero della maglia che indosso), marcatelo bene, non fatelo giocare!””. La “dolce amazzone di Castelbaldo”, lancia in resta, meglio, scarpini ben oliati e scintillanti, ha le idee chiare, sa cosa vuole, sprigiona sicurezza da tutti i …ricci, pardon, i pori della pelle, è calcisticamente aggressiva. Segnatevela sul vostro taccuino: la sua stellina è già decollata verso il firmamento del calcio in gonnella.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it