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venerdì, 29 Marzo 2024

L’Atletico città di Cerea si aspetta capolavori da mister Berlini

Che nel nostro piccolo, grande mondo (mai antico) andassero nel pallone avvocati, architetti, medici e professori, questo lo avevamo appurato. Ma, notai, giuro, nessuno: ma te lo immagini un pubblico ufficiale che durante tutta la settimana esegue rogiti, compila atti giudiziari nel suo sempre elegante studio, dove ti accolgono sempre signorine dal fare gentile e dai modi garbati, e che alla domenica pomeriggio sbraita in panca, impartisce ordini, magari perde la pazienza e finisce per andare nel pallone? E’ la prima volta, in più di 40 anni di amata professione, che ci capita di scoprire un mister notaio: la stessa curiosità ci avrebbe assalito se avessimo avvicinato un magistrato in panchina o un “principe della Chiesa”, un cardinale, o un “principe delle terre”, un sovrano. Ma, è straordinario pensare che il mondo pallonaro coinvolge tutti, indistintamente, e senza badare al censo o al sangue blu: è la forza, la magìa dello sport di gruppo, la quale cancella barriere, steccati, muri e paletti e rende più umano il rapporto tra uno della cosiddetta “casta” con un giovane che magari fatica a mettere assieme il pranzo con la cena, che parte, nella scala sociale, dall’ultimo gradino. Ma, questo miracolo avviene perché il dottor Claudio Berlini, 56 anni, perchè – crediamo – è uno che – come è lui stesso a raccontarcelo – si è fatto tutto da solo e la panca diventa una cattedra più ammaliante della sua scrivania in noce massello e di una raffinata, damascata poltrona camerale del Rinascimento. Sì, quelle che al grande, al “divin pittore” (come lo chiamò Giorgio Vasari) Raffaello Sanzio piaceva immortalarci sopra, grazie al suo incomparabile pennello, pontefici o madonne, suadenti sibille, superbi cortigiani dai vestiti in broccato e dame di corte impettite ed annoiate.

Come si chiama, puoi ripetere? Bellini, Bernini? Ma, per caso, è discendente del Gian Lorenzo (Bernini), grande scultore, urbanista, pittore ed architetto che in Vaticano duellava in capolavori con il Bramante o con l’impareggiabile e caustico Michelangelo Buonarroti? Colui, per intenderci, che ha ideato le colonne ellittiche, che reggono il baldacchino dell’altare di San Pietro all’interno della stessa basilica; oppure colui che ha scolpito il famoso David, che ha forgiato la Fontana dei Fiumi, Apollo e Dafne? O, è un rampollo del Giambellino, al secolo, Giovanni Bellini, altro genio, mirabile pittore del del 400 italiano, quello del San Francesco nel deserto, della Pala di San Giobbe, del Festino degli dei o del Ritratto del doge Leonardo Loredan? No, a fugare ogni dubbio e ad acclarare l’assenza di nobili o note ascendenze c’è una “erre” tra il “Be” e il “lini”: il nuovo mister chiamato dall’appena intronato presidente dell’Atletico Città di Cerea, l’imprenditore metalmeccanico Carlo Fadini, è dolce, è soft, è, come si usa dire oggi, “smart” (ma, come sarà papà quando si imbufalirà in panca? Lo vorremo chiedere prima alle sue due amate figlie, di 19 e 15 anni). Ma, occhio, è pure sornione, colto (il che non guasta mai per andare d’accordo con tutti), è saggio quel che basta per farsi ascoltare dalla truppa, e vanta un suo ragguardevole bagaglio di esperienza nel calcio.

Ma, non teme l’ombra lunga di chi l’ha preceduto negli ultimi trionfi ceretani: quel Simone Marocchio – li lega, oltre che la passione per “el fubàl”, anche quello per l’Hellas Verona -, ossia il calcio ruspante, vulcanico, alla baionetta. E, perché no: anche vincente, viste le oltre 20 vittorie ottenute con il “Piccolo Toro”: “Marocchio ha fatto molto bene a Cerea, una piazza che ti trasmette adrenalina pura e che vanta importanti trascorsi. Sono qui, non posso dire dove potrò arrivare, sarà il campo a dirlo. Dovessi fallire, tornei tranquillamente ad allenare i giovani. Quella del calcio” sottolinea con un candore unico “non è la mia professione, bensì una grande passione. Sarebbe stato certamente più facile essere subentrati a un mister che l’anno prima era retrocesso, non a uno che ha vinto molto come Simone Marocchio. L’Atletico Città di Cerea mi ha anche dato la possibilità di scegliere uno staff tecnico eccellente: a partire dal preparatore dei portieri Matteo Gianello per arrivare al mio secondo, l'”enciclopedia del calcio vivente”, Giacomo “Brun” Cordioli, classe 1988, mio compagno di Corso Uefa B a Rovigo”.

“Sarà, a partire dall’autunno, la mia prima esperienza alla guida di una Prima squadra: nutro grande rispetto per chi mi ha preceduto, ma nessun timore. Ho iniziato ad allenare una decina di anni fa, quando il Legnago Salus era al suo primo anno in serie D: allora ricoprivo il ruolo di vice-presidente, ma ho avuto l’occasione di carpire concetti basilari sia da Andrea Orecchia (“Le competenze, le conoscenze sono basilari per essere un buon allenatore” ripeteva). Ma, aggiungeva: “Ma, bisogna studiare, aggiornarsi, frequentare i Corsi e poi aggiungere l’esperienza. Tutti questi ingredienti noi mister dobbiamo trasmetterli in campo ai nostri atleti”. Il suo modulo preferito è il 4-3-3, alla Pep Guardiola: “Ma, ripeto, nel calcio come nella mia professione e nella vita, non si finisce mai di imparare nè si nasce imparati!” Altro collega, visto che ha conseguito dopo il C anche il patentino di Uefa B quest’inverno a Rovigo, assieme al suo fido collaboratore, Giacomo Cordioli (e meglio non poteva scegliere come scudiero!) da chi ha preso preziosi consigli è mister Andrea Pagan: “Ogni categoria, dalla Terza alla serie C, è un serio e sicuro banco di prova. Il verdetto finale spetta, ovviamente, al campo”: questo il karma dell’ex coach del Legnago.

A vederlo non pare aver trascorsi di bomber di razza, il notaio Claudio, “Caio” per gli amici, Berlini: “Ho sempre giocato centravanti, sfruttando la velocità e procurando con i falli che subivo ogni volta che mi fiondavo nelle difese avversarie una buona dozzina di rigori all’anno per i più spietati ed abili “cecchini” degli undici metri della mia scuderia. Sono partito dalla Sampietrina (una foto, giovanissimo, fulvo e molto più crinito di oggi, lo ritrae accosciato e con la fascia di capitano: tipico del leader carismatico, del giovane che sapeva, già così giovane, cosa fare da grande), per passare al Casaleone dei fratelli Cherubini, di bomber Germano Cavallaro e del compianto Doriano Guandalini”. Il dr Berlini ha fatto parte, dal 1994 al 2007, anche della Nazionale Notai: “Sempre attaccante ed abbiamo conquistato 4 titoli europei!” Poi, lo hanno “rapito”, lo hanno disarcionato dal destriero del calcio praticato gli studi di Giurisprudenza seguiti a Bologna: “Nel 1993, ho vinto il primo concorso per notai che ho affrontato, a soli 29 anni. Non sono nato con la camicia, mi sono fatto tutto da solo!”

Ha guidato la squadretta del suo paese, compreso l’allora ragazzino Mattia Falchetto, difensore multitask che ha fatto il suo ritorno in riva al Bussè dopo i fasti di Caldiero: “Ma, ho anche allenato gli Amatori della Sampietrina e quelli del GSP Vigo 1944”. Uomo versatile, il dr – pardon – mister Berlini, al quale è sempre piaciuto interessarsi ad ogni branca dello scibile. Anche quello della nobil arte della musica: “Mi sono diplomato al Conservatorio “Francesco Venezze” di Rovigo – edificio musicale dove l’aveva preceduto nell’ugual alloro Katia Ricciarelli – specializzandomi in clarinetto (1987). E’ stato lì che ho conosciuto mia moglie, diplomatasi, a sua volta, in organo da chiesa. E, prima ancora, lei ha conseguito la laurea in Legge”. Al tavolo dei commensali, in questa notte afosa di mezza estate, si accomoda anche il nuovo direttore tecnico ceretano, l’avvocato Luca Bronzato, colui che l’ha nominato: “Il Cerea” sorride lo specialista di codici e pandette (è anche un valente Procuratore Sportivo, classe 1962) “a questo punto, con un notaio e un avvocato deve solo rigare dritto! E’ stata una scelta coraggiosa, non avventata, ma molto ponderata: sono anni che Claudio segue, allena il calcio, per la prima volta, è vero, affronta una categoria piuttosto importante nei dilettanti, la Promozione. Confido nella sua esperienza, ma anche nella capacità di collaborare con lui da parte dei suoi ragazzi. Sicuramente, si farà amare e seguire”.

Un sassolino, l’avvocato Luca Bronzato, se lo toglie volentieri: “Non condivido le promozioni decise a tavolino dalla FIGC dopo il lock down; tanto meno le retrocessioni, che da 2 sono lievitate a 4, cambiando in corsa il regolamento (il riferimento è al Vigasio). Per me, come quando non si riesce a terminare una gara per qualsivoglia motivo la si ripete, questo che non si è neanche concluso, doveva essere ripetuto. E, riprenderlo, che so, ad ottobre 2020 o a gennaio 2021 (nessuno sa ancora bene se, quando, come si giocherà). Non condivido nemmeno l’ipotesi della creazione di gironi a 12 o a 18 concorrenti: nel primo caso corri il rischio di ridurlo a un Torneo da Grest, parrocchiale, nel secondo, invece, ti tocca sostenere trasferte oceaniche, lunghe tappe con costi che si faticano ad affrontare, mai oggi dopo l’emergenza Covid-19. Sono stati adottate decisioni che sono andate contro i regolamenti, ed è una grave scorrettezza, un vero attentato alla lealtà sportiva mutare le regole in corsa!” Ma, accantonando critiche, osservazioni e polemiche (sempre molto costruttive quelle perorate da un uomo navigato nel nostro calcio come l’avvocato Bronzato: è stato in C2 con la Sambonifacese, in C2 e in serie C unica con la Virtus B.Venezia gigifreschiana!), i tifosi del “Piccolo Toro”, la Curva del “Pelaloca” si aspettano un mirabile capolavoro del Berlini!

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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