martedì, 24 Giugno 2025
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Oggi

ll punto sul 3° turno play off di Promozione

Questa non è Ibiza, ma splendidamente l'Isola Rizza Roverchiara che balza in Eccellenza ed entra nella storia!

A Bresseo di Teolo, nel meraviglioso Centro Polisportivo “Lugli”, ai piedi dei Colli Euganei, a un tiro di schioppo dalle terme di Abano e di Montegrotto, punteggiato di mille verdi, che rivestono le colline e caratterizzati da lussuose, eleganti ville settecentesche, in testa, quella dei conti Cavalli. I due quotidiani padovani, ieri mattina, riportavano che l’Euganea Rovolon Cervarese è stata l’unica squadra di Promozione – assieme alla pari classificata Villafranchese, che si è aggiudicata domenica scorsa lo spareggio per 2 a 0, ad aver totalizzato 63 punti, e che, per bocca del suo stesso tecnico, l’ex Torino, Venezia, Palermo, Genoa, Parma, Cesena, Foggia, Siena, Rovigo, il classe 1966 Valeriano Fiorìn, mediano-centrocampista di sinistra, voleva a tutti i costi portare a casa la partita (sic et simpliciter!), lamentando l’assenza di 6-7 titolari, tra squalifiche e infortuni. E, i rosso-azzurri euganei il cuore oltre l’ostacolo l’hanno davvero gettato, caricati a mille dal vocione del loro tenente di vascello, quasi dovessero loro stessi guadagnare il gradino già solcato dell’Eccellenza, in quanto secondi meglio classificati. Invece, hanno trovato di fronte pan per i loro denti: una pattuglia di umili quanto determinati ragazzi pronti a dare fino all’ultima goccia, all’ultima stilla di sudore atleti, il giusto mix voluto e riuscito al mister “multitask” (allenatore, notaio, avvocato, diploma in sax e clarinetto) Claudio Berlini, uscito dagli spogliatoi, a fine gara, più fradicio di un pulcino, con quella t-shirt in cui si stava scolorando anche lo slogan, l’urlo di vittoria, di sapore quasi clericale “Sua Eccellenza, Isola Rizza Roverchiara”.

Due le sindache ad attendere alla trattoria La Tella, quella attigua all’impianto di via Sabbionare, lungo il Piganzo, ovvero la dottoressa Vittoria (nomen, numen: il nome indica già un piacevole destino) Calò per la sponda e la comunità isolarizzana, e Loreta Isolani, per la schiera roverchiarese, due donne che erano state vicine ai “campioni d’inverno”, gli “spallini del Piganzo”. Poi, tutti a far mattina presso il Centrale Bar Roma di Sebastiano Gozzi, nipote del presidente Graziano Molinari, e, giù, fiumi di birra, spumante ed altro, e su i cori che salivano al cielo per salutare l’ingresso per la prima volta nella storia dei roverchiaresi in Eccellenza, la più prestigiosa ribalta dei dilettanti. Ed assordante scuoteva il pub il grido “Questa non è Ibiza, ma l’Isola Rizza!”, prendendo a prestito alcune parole dell’Italo disco dei “The Kolors”, motivetto che fa rima baciata di affetto e di lacrime di gioia ed accessibili a tutti. Sì, perché ai vincitori – 1 a 2 – ai “pirati”, agli “eroi di Bresseo”, va riconosciuto lo stragrande merito di non aver mai mollato, di averci creduto sempre e fino alla fine, dovendo far proprie le difficili trasferte e pratiche (non notarili), ma quelle calcistiche, consistite nelle trasferte in casa del Team S.Lucia Golosine (2° classificato in campionato, ma sconfitto al “Sant’Elisabetta-Luciano Giglio” per 0 a 1) e in casa dell’Euganea Rovolon Cervarese. Appuntamento, il secondo atto dei bravissimi “apostoli” berliniani – al Bar Roma anche il professionista assieme alle splendide figlie Irene e Gaia e alla bellissima moglie, collaboratrice di studio, avvocatessa Elena (ma nel parterre delle “veline” isolarizzano-roverchiarese anche Chiara, la moglie di “Katerpillar” Matteo Crivellaro, dr in Agraria oltre che geometra, Miss Sofia Loren, la compagna avvenente da selezioni nazionali di Castrocaro Terme, di Giulio Saviato, la dolcissima presidentessa Emanuela, l’operosa Maricla Valdo, le sempre presenti Grazia, la moglie del frastornato, paralizzato dalla gloria diesse Roberto Visentini, padre de “El Duca” Michel, la sempre più giovane Orietta Tavella, la consorte del vice-presidente Loris, la compita mamma anti-holigan di bomber Giacomo Boseggia) -.

Gradevole la temperatura, abbastanza buono il terreno di gioco, il cui verde smeraldino ha nascosto qualche insidia, non il pubblico delle grandi occasioni a far da cornice a una recita di così grande importanza. Sugli spalti, l’onnipresente Assessore allo Sport, il giovanissimo (classe 2002) Francesco Lunardi “scortato” dal super tifoso Luca (quello del “Questa non è Ibizia, ma…”), da Marco e dall’impeccabile dirigente Fabio Fiorio da Bonavicina, il diesse dei lupatotini Marian Ionita, mentre una gara di boy scout nell’attiguo campo vedeva gioire e far garrire al vento bandierine biancazzurri benauguranti per le sorti dei basso-veronesi del diggì Marzio Bonetti, di Marco Valdo e dell’altro Marco, Fiorini. Insomma, per un paese, l’antica insula porcarithia, di 3.000 e passa abitanti e la meno affollata “gemella” Roverchiara del segretarissimo Simone Guberti e del dirigente Virginio Bottacini, è un evento davvero unico, che passerà ai polverosi archivi calcistici. Due le donne-sindaco, abbiamo detto, due i balzi di categoria sotto l’oculata regìa di mister Claudio Berlini, un trainer pignolo, abile nei cambi in volo (da qui il soprannome di “l’olandese Volante”, ricordando il noto dj radiofonico. Ma, ricordiamo il suo staff, dal preparatore dei portieri il depilatissimo, abbronzatissimo 41enne Andrea Zanìn, il suo vice Stefano Castaldo, il preparatore atletico, l’albanese Erdit Mekshi, per tutti Giuseppe), un “costruttore notevole di gruppi”: capace di aver creato un ottimo mix tra giocatori navigati ed esperti – e, soprattutto, come ha detto Andrea Varano, del Team – in possesso della mentalità vincente, altro valore aggiunto nella ricetta del successo sotto ogni cielo, sopra ogni latitudine.

“Merito del mister” così l’umile studente universitario ceretano Filippo Morandi (2004) “ma, anche dei nostri “vecchi”, bravi a far da chioccia, a prenderci per mano e a passarci la staffetta della responsabilità, in attesa di tirare, loro stessi, il fiato dopo ben 32 ostacoli affrontati di fila, e senza contare quelli di Coppa”. I “campioni d’inverno 2024-25”, hanno attraversato, forse, un momento di appagamento psicologico, subito “terapeutizzato” dallo psicologo e mental-coach dr Berlini, da lui stesso riconosciuto il rallentamento del passo dei suoi puledri: “Devo purtroppo riconoscere che la pesante – 1 a 5 – sconfitta patita dall’ottima e superfavorita Castelnuovo, è risultata terapeutica, ci è servita da sveglia, a farci tornare con gli scarpini a terra. Ed è proprio da quella domenica bestiale che siamo ripartiti, spada in pugno, elmetto ben incollato al capo, coltello tra i denti, passione che percuoteva a più battiti tachicardici sotto la pelle, sotto la maglia, diventata loro seconda casa, prima alternativa dopo ore di lavoro o di studio”. La ripartenza è stata innescata dalla grandissima voglia dei più giovani – e, in questo registro, gli isolarizzani detenevano il parco più fiorito e più odoroso! – di mettersi in vetrina, in mostra, profondendo tutto quello che avevano in corpo, anche la saliva e l’alito (dal latino “alo”, “alma”, cioè soffio) proteso al magico salto.

E, non è un caso, cari lettori ed amici sportivi, che la cornamusa del trionfo l’abbia soffiata uno di loro, il classe 2005 Filippo Pernigotti, partito nei Boys Buttapietra come portiere, poi, trasformatosi in attaccante, valorizzato dall’Alba Borgo Roma, consacratosi in riva al Piganzo. E’ lui a tatuare – lui seguace di Fedez -, a iscrivere il proprio nome e cognome sullo scintillante, storico Trofeo: l’assist glielo propina il quasi coetaneo compagno di scuderia Filippo (altra gioiosa circostanza) “Gianni” Morandi. Una sua conclusione ha fatto balbettare la traversa a difesa dei padovani. Una pennellata alla Michelangelo Bonarotti, alla Raffaello Sanzio, alla Leonardo Da Vinci, che fa accusare al generoso assist-man un trauma fisico, sì, da chiedere il cambio, da lasciare l’arena, l’agone. Il talentuosamente splendido, da laurenziano Magnifico Nicolò dei Medici, al secolo Rossignoli, classe 2002, ex Caldiero, fa mezzo campo in slalom, prima di uccellare, prima di impallinare l’estremo suo dirimpettaio Sinigaglia. E’ la ciliegina di un’annata, la sua, travolgente, semplicemente stupenda; che ricorda, lui giovane orfano di Ferruccio, il nonno Renato, asso audacino degli anni 50-60. Corsa, fiato, dribbling, tiro potente, intercettatore di palle per poi catapultarle in avanti, goleador: ma, cosa vuoi altro dalla vita calcistica di un giovane impiegato alla Pedrollo? C’è, vedendolo giocare con una semplicità disarmante, da chiedersi ma cosa ci sta a fare un boy del genere in Promozione? La risposta é una sola: siamo poveri di scouting, si investe nel pronto-cuoci, già fatto, quando l’erba non è quella del vicino la più ammaliante, bensì quella che hai sotto il naso, quella che cresce nel tuo giardino.

Gli euganei, con il loro centravanti Celi…interrogano – è proprio il caso di ironizzare così! – le stelle, il Cielo…, pardòn, mandare in solluchero, meglio restare in rima baciata, al settimo Celi gli avversari: prima falliscono la più ghiotta delle occasioni, il calcio di rigore, con sfera che falcia la siepe, sibilando prima il palo alla destra di Andrea Negri (non crediamo all’ addio alla pelota, caro, 37enne spinimbecchese: Ludovica starebbe bene anche nelle braccia dei tuoi immancabili primi tifosi, i tuoi genitori e suoi amorevoli nonni), poi, passano grazie a un’unghiata maligna, felina, ma per fortuna alla fine non fatale, di Kercuku, ma, è Michel “Platini” Visentini, l’odontoiatra del paese, a ricordare che gli ospiti non sono venuti ai piedi dei pregiati in versione turistica, con la mountain-bike e la borraccia in spalla (come ha fatto la mamma di “Chiellini” Andrea Isolani, da San Pietro di Morubio, gulp!), mandando la palla direttamente su punizione a sbattere contro il palo interno, alla destra di Sinigaglia, con beffardo ritorno in campo. Ottima la direzione del Saverio Tomaselli della Sezione di Treviso, un pò restìo ad estrarre il cartellino giallo. Impeccabile il suo assistente, quello che tradisce origini asiatiche! I festeggiamenti, come stelle filanti, lanterne biancazzurre scagliate in cielo, da giocatori, dirigenti, tifosi ebbri di gioia (e, forse, di qualcos’altro) sono proseguiti fino a notte inoltrata, quasi all’alba. Ma, come suona Luciano Ligabue, “Certe notti….”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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