Vederlo domenica scorsa sul parrocchiale di Vigo di Legnago, danzare, tenere botta al ritmo di chi potrebbero essere benissimo suo figlio – a proposito, Michele, centrocampista della classe 2004, milita nel Gips Salizzole, stesso girone “C” di 2^ categoria -, ebbene, vederlo così fresco, attento a neutralizzare la punta più pericolosa dell’altra schiera, c’è da togliersi tanto di cappello e domandarsi come è possibile arrivare fino alla soglia delle 50 primavere (è nato il 15 dicembre 1975), senza fare i conti con il trascorrere, inesorabile, del tempo. La sua vita è stata sempre scandita dai calci inferti al pallone, “fubàl” tradito dalla passione per la danza, la quale non è invece riuscita a rapire l’altra figlia, Sara, classe 2002, più propensa a badare al sodo, anziché ripercorrere le orme, pardòn, i passi (trattandosi di danza) dell’étoile di turno del teatro “La Scala” di Milano o del russo “Bolscioi”, alla pari, magari, di Carla Fracci. Davide Lovato – è di lui che parliamo – non ha voluto inseguire la gloria dei passi di Roberto Bolle, suo quasi coetaneo, ma ha voluto farsi una famiglia e prima ancora dedicarsi al lavoro come impresario edile, oltre che tuffarsi nei tappeti ora erbosi ora inzaccherati dal fango e dalla fatica del nostro calcio minore. Non conosce né la pensione calcistica, nè vuole sapere dove s’imbocca il viale del tramonto, sempre pallonaro! “Sono stato quattro volte campione italiano di ballo liscio in età compresa tra i 7 e i 18 anni, ma la sirena più ammaliante è stata quella pallonara!”
Pochi ricordano che il longevo difensore, oggi al servizio dei maccacaresi Boys Gazzo (il compianto diesse Doriano Guandalini aveva dato l’esempio di come si possa giocare senza guardare la carta d’identità!) di “Ferguson” Matteo Gobbetti (1975), chiamati domenica 18 maggio al retourn match a Maccacari, con il revolver puntato alla tempia dell’unico risultato da conseguire ora – la vittoria e basta! – a spese del GSP Vigo 1944 dell’omologo della panca Beppe Schivo da Ospedaletto Euganeo, classe 1962, che si è imposto 3 a 2 all’andata. Ebbene, scrivevamo sopra, pochi sono quelli che ricordano la “vecchia sequoia” di Davide Lovato far parte del Bovolone allora guidato dall’ing. Maurizio Testi – da diversi anni ora nello staff tecnico di Gigi Fresco, alla Virtus Verona di serie C -, con i “mobilieri” rosso-neri che gareggiavano in Eccellenza, guidati in campo dal futuro Bari, Chievo, Torino, Riccardo Migliorini, classe 1985, dalla veronese Tarmassia (patria dell’anara pitanara”). “Segreti non ne ho, se non quelli di continuare a mantenermi giovane giocando a fianco dei giovani – scusate il gioco di parole -, da cui ricevo energìa, chimica, adrenalina, quella che mi rimane a fine settimana dopo aver saltato da uno dei miei tre cantieri lavorativi. Per stare al passo con i giovani, devi mantenerti giovane, rispettando il tuo corpo come un santuario, quando metti piede nell’edificio consacrato”.
Ben 16 stagioni di fila nel Bovolone (5 di giovanili e 12 di categoria), l’escalation dalla Terza fino all’Eccellenza (1993-94), una fascia di anni in cui firma il suo gol più importante (“botta di destro da circa metà campo”), quello rifilato all’Union Vigontina nel 2 a 1 che alla fine ha visto sorridere i padovani di Vigonza. Ma, se col sinistro era meglio amputarlo, la testa, l'”evergreen” Lovato l’ha sempre avuta: non solo nel privato, nella famiglia e nel lavoro, ma anche come numero del proprio repertorio calcistico: “Ne ho incornate tante di sfere nei campionati minori, portandomi sotto rete o sugli sviluppi di un calcio di punizione o di un calcio d’angolo. Ricordo di aver incornato in rete 5 palloni con la maglia dell’Atletico San Vito, il padre dell’odierno Atletico Città di Cerea”. Così uguali – nella stessa passione – così diversi Lovato sr da Lovato jr; che nel nostro caso si chiama Michele, classe 2004. “Siamo completamente diversi, direi all’opposto, visto che lui tecnicamente non ha nulla da invidiare e io invece gli rimprovero quella grinta e carica agonistica che mi sta ancora guidando in campo. Ha vissuto 2 stagioni all’Isola Rizza, condizionato dalla lesione a un menisco che non gli ha mai permesso di mostrare il suo vero valore. E’ ripartito dalla Sampietrina, in 2^ categoria, e quest’anno ha chiuso la stagione nel Gips Salizzole”. Diversi anche nella “fede calcistica”: “Io tifo Juventus, lui, invece, Milan. Nutre una forte passione per la musica rap, quella che va di moda oggi”. Padre e figlio – lo spirito santo, in questo caso, è il calcio, ma speriamo di non essere, per carità di Dio!, blasfemi! – si sono sfidati lo scorso anno Michele con la casacca dei “coccodrillini” della Sampietrina e il genitore con quella dei Boys Gazzo, scuderia in cui scalpita da tre anni.
“Ho vinto io entrambe le gare, ma, farò di tutto per non rinnovargli la sfida l’anno prossimo, cercando di portare in salvo i Boys (quella che sta per finire è la mia terza stagione consecutiva) già da domenica prossima a Maccacari. Fino ad ora, contro il GSP Vigo 1944 abbiamo totalizzato – compresa quella di domenica scorsa – 3 sconfitte su 3. Sono stato già avvisato dalla straordinaria capacità di danzare pericolosamente in area di rigore da parte del loro n.11, l’ex enfant prodige, classe 1995, Manuel Rogano, ossia colui che ci ha castigati firmando la rimonta vighiana del 3 a 2. Spero che non mi diventi un incubo: già si è presentato al sottoscritto, bucando la nostra retroguardia. Non vorria mai…tocchiamo ferro! Ci sono i Boys da salvare, punto e stop!” All’andata per i Boys Gazzo di mister Gobbetti e del diesse Fabio Codognola segnò una doppietta il 33enne bomber Luca Molinari.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it