venerdì, 18 Luglio 2025
La Tua Pubblicità
GreenHouse
Le4CamereLe4Camere

Oggi

Davide Ronconi, psicologo sportivo, e i segreti di un buon scouting calcistico

Al calcio ha lasciato tre legamenti crociati delle ginocchia, i primi veri persecutori, “avversari-nemici” alla sua smisurata, infinita passione per il calcio, in parte trasmessa nel suo DNA dal padre Walter, classe 1956, invalicabile stopper della Virtus nociniana. Anche Davide, classe 1988, nasce stopper per poi diventare terzino di fascia: “E’ vero, la passione per il calcio me l’ha trasmessa mio papà e come lui sono nato in difesa, per poi girare un po’ tutti i ruoli della terza linea, quella difensiva”. Oggi, Davide, una laurea in Psicologia conseguita a Padova, ma, al momento è portalettere a tempo indeterminato, sferra i primi calci al pallone a 5 anni, con la divisa dell’U.S. Cadore: “Il destro mi serve solo per salire in auto, a fare da acceleratore – e, giù il primo autentico sorriso di uno specialista riservato, ma molto attento a snocciolare le parole, a cadenzare i toni e a mettere in fila le risposte -“. Poi, 2 stagioni nell’Hellas Verona, sua squadra del cuore, mister John Frinzi (“è stato il mio punto di riferimento non solo in campo, una figura importante, brava a curare i rapporti umani”), da Beccacivetta di Castel d’Azzano, classe 1956, ex centrocampista fantasista dell’Audace SME, della Maceratese, Vis Pesaro, L.R.Vicenza, Off. Bra di Quinto, quindi, altrettante negli Allievi Nazionali, agli ordini di mister Davide Pellegrini (“mi ha sgrezzato, mi ha fatto crescere sia tecnicamente che tatticamente, impartendomi la tecnica di base individuale, il controllo orientato, insomma, l’abbiccì del football”). Una stagione con la Primavera helladina, mister Gigi Sacchetti, punteggiata da soli 4 gettoni di presenze: “Il numero che serve per tenere vincolato un atleta alla società, una sorta di carognata! E’ un anno che non ricordo volentieri, anche perché, in pratica, ho perduto l’anno, in quanto, giocando le gare casalinghe a Isola della Scala, dovevo recarmi a pranzo alle 12 esatte, senza contare che noi giovani atleti eravamo stati “dimenticati, abbandonati a noi stessi” dalla società. Ma, ho cercato di “salvare l’anno”, cercando di trarre il meglio di quei 9 mesi, e credo di esserci riuscito perché tutto quel tempo mi è servito come esperienza per poter comprendere e far crescere maggiormente le giovani leve ed anche per poter meglio collaborare alla gestione di un vivaio di una società professionistica, nel mio caso, mi riferisco alla Virtus Verona del Responsabile del Settore Giovanile borgo-veneziano, Christian Cantarelli. Importante per fare scouting è capire cosa va fatto e cosa non deve essere fatto per un ragazzo; per non fargli perdere mesi e mesi di sacrifici”.

Dopo il sipario helladino, ecco la categoria, ovvero la Promozione e l’Alba Borgo Roma: “Mi trovai davanti a un bivio: quello di militare nella categoria con la terna arbitrale e percepire qualche rimborso-spese utile per sostenere le spese per l’Università, oppure diventare il giovane fuoriquota in serie D, alla Virtus Verona di mister Gigi Fresco. Ebbene, scelsi la prima ipotesi, la prima strada a destra (per dirla alla Eugenio Bennato), ossia, l’Alba Borgo Roma. Ma, col senno di poi, mi sono pentito di non aver imboccato l’altra via!” Due le stagioni con i giallo-rossi borgo-romani, la lesione al legamento al crociato del secondo ginocchio, un anno di stop, una stagione in Prima categoria con il San Zeno Verona, poi, nuovamente lesione simile a quella riportata poco tempo prima”. Legamenti che s’innervavano, s’incrociavano con un tessuto cartilagineo abbastanza fragile, che cedeva sotto i colpi di una corporatura importante, massiccia, più da rugbista che da giocatore di calcio. Cadute e rialzate si alternano nella carriera di Ronconi: “In Seconda categoria, riprendo a giocare nel Corbiolo, ed ancora un altro infortunio, altra rottura, ancora del crociato (gulp, incredibile come la sfortuna si abbatte su un 30enne, tutt’altro che fragile a livello mentale, esclamavano chi mi conosceva bene”. La Terza categoria lo rianima , gli consiglia di dare un bel calcio alla pensione, ed eccolo – con tanto di elmo, giavellotto e scudo – al servizio del pacchetto difensivo del Ponte Crencano dei fratelli Rossetto e dei fratelli Testi: trionfo in campionato e in Coppa Verona per il gruppo allora guidato dalla panchina da Giordano Rossi”. Ma, l'”Ulisse”, pardòn, meglio chiamarlo L'”Ercole dei dilettanti”, disputa il suo ultimo campionato in età matura e con i tessuti ormai ridotti a polvere e con tre legamenti, sacrificati, offerti all’altare del calcio. “Chiudo la categoria, sempre nell’A.C. San Zeno Verona; quest’anno, invece, ho fatto solamente parte degli Amatori Ares River di mister Alberto Tommasoni per concedermi più tempo alla nuova mia ritrovata dimensione, quella di scouting”.

Davide ha conseguito, durante il suo percorso calcistico, il patentino di operatore talent scout o match analist, avendo superato i corsi di 1°, 2° e 3° livello, tenuti presso il Work Shop di Paolo Greatti e Jan Cataliotti. Recentemente, ho partecipato al Corso di lezioni tenute da Nicola Autizi, ex osservatore di club professionistici (Inter, Udinese, Empoli, Ternana, Perugia, Torino). Purtroppo, questi miei sacrifici tradotti in un tesserino non sono riconosciuti dalla Federazione, ma, io posso lavorare ugualmente affiancandomi a Osservatori o a Procuratori di giocatori. Ergo, non posso essere tesserato da club professionistici, in quanto devo superare – presso il Centro Tecnico Federale di Coverciano (Fi) – l’esame di abilitazione per Osservatori. Nel frattempo, però, collaborando alla Virtus Verona con Christian Cantarelli, potrò svolgere lo stesso il mio compito di osservatore Under 14, 15,16 e 17 (non le Primavere né le Prime squadre professionistiche). Ora come ora, non ricopro più il ruolo di vice-allenatore all’A.C. San Zeno Verona, guidato dall’ottimo Andrea Gelaìn, in quanto voglio ritagliarmi più tempo per fare scouting”. Da buon psicologo laureato a Padova, Ronconi s’aggiudica il Master di Psicologia della Sport. In che cosa consiste il tuo lavoro di scouting? “Guardo, senza farmi annunciare all’arrivo da nessuno, le doti tecniche, ovvero il controllo e dominio della palla. Poi, i tempi di gioco (marcatura, posizionamento, acceleratore della giocata, inserimento, previsione di essa stessa o rallentamento)”. Ed ancora lo psicologo, mister, il multitask, il futuro “cacciatore di talenti in erba”, dr. Davide Ronconi: “Sono uno di quelli che mette all’ultimo posto la parte fisica, i nati per fare atletica. Anche perché, in fase adolescenziale, lo sviluppo fisico, la trasformazione fisica nessuno può immaginarla, anche se il compianto Guido Tavellìn, capo-scouting del vivaio, chiedeva alla giovane leva di essere accompagnato dai genitori, per scrutare meglio la crescita fisica del figlio”. “Una volta individuata la presenza di queste qualità – indici del talento naturale” aggiunge il professionista – “li osservo, me li segno in agenda e monitorizzo – ad intervalli di tempo, richiesti anche dal suo sviluppo-crescita – il suo percorso, anche comportamentale”. Una sorta, Davide, di “agente 007 del calcio”: “Durante lo svolgimento della partita che ho scelto di visionare, cerco di mescolarmi, di imboscarmi meglio tra gli spettatori al fine di prestare molta attenzione ai commenti di genitori, amici, parenti, dei giocatori in tribuna perché infortunati. Poi, se il giocatore mi convince, lo segnalo alla società con cui collaboro. La quale pensa lei stessa a interagire con il club di appartenenza, al fine di chiedere il nulla osta, in modo tale da farsi rilasciare dalla stessa società il ragazzo, “liberandolo da responsabilità in caso anche di un infortunio, e dai fraintendimenti” e per consentirgli in maniera più serena possibile di sostenere un provino. Presentandoti in maniera trasparente e corretta alla società di appartenenza del ragazzo, da noi segnalato ed appuntato nel nostro tablet, si evitano incidenti diplomatici, fraintendimenti, “ratti”, “rapine”, inutile frizioni tra società di appartenenza e società – la nostra – interessata al giovane, per dargli l’opportunità che, magari, fino a ieri, non ha mai avuto”. Qual è il tuo sogno più grande? “Mi piacerebbe vivere di solo calcio, nel senso che mi possa dare il necessario per vivere una vita dignitosa attraverso uno stipendio adeguato. Quando avevo 12 anni, cullavo il desiderio di girare i campi sportivi d’Italia e dell’Europa per svolgere il compito di osservatore e prendermi il giusto per vivere”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

© Riproduzione Riservata
GreenHouse

Prima Pagina