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martedì, 19 Marzo 2024

Eric Zorzan (2001) e il debutto nell’A.C. Pozzo in nome del padre Leonida

Aveva iniziato a seguire il calcio della Prima squadra dell’A.C.D. Oppeano fin da piccolo, a bordo del passeggino, spinto sotto il sole, la neve, la pioggia, il gelo dalla sua coraggiosa mamma Mara fino verso gli impianti sportivi “Le Fratte”, dove i “bianco-rossi del Piganzo” del dirigente – ed in quel periodo diesse e in seguito presidente Leonida Zorzan – scrivevano le pagine più belle della loro storia, toccando il punto più alto della loro parabola calcistica quando nella primavera delll’anno 2015 sfiorarono la clamorosa promozione al campionato di serie D sotto la guida di mister Simone Boron, battuti ai play off solamente dalla corazzata polesana dell’Adriese che giunse seconda con 66 punti dietro al Campodarsego trionfatore con 70 punti. L’Oppeano chiuse al 3° posto con 60 punti a +11 da Cerea e Vigasio.

E, domenica scorsa, nell’ultima tappa della prima stagione finalmente giocata per intero e “risparmiata” dalla pandemia, il debutto – con la maglia n.7 del Pozzo – di Eric Zorzan, esterno alto, classe 2001 (è nato il 6 settembre), in possesso del diploma di alberghiero, oppeanese in tutti i sensi, visto che collabora assieme ai genitori ed alla zia Barbara alla conduzione di una stazione di carburanti e di lavaggio di auto sempre affollata di clienti nel cuore del paese. Nel rocambolesco, fragoroso, picaresco, pirotecnico 5 a 5 contro l’Albaredo calcio esploso al “Nicola Pasetto” di Pozzo, a dar man forte al centrocampo pozzano c’era anche questo ragazzino con gli occhiali alla Harry Potter, dal fisico brevilineo ma temprato dalla fatica di rimanere tutto il giorno in piedi a servire i clienti e a trascorrere gran parte del tempo in mezzo all’acqua, all’umidità, alla polvere e allo sporco accumulato sugli autoveicoli che vengono avviati sotto gli enormi spazzoloni.

Già, lui, col fango e con l’acqua, quella più nobile ed accettabile delle zolle sportive, ci ha preso confidenza fin da Pulcino dell’Oppeano, quando correva spensierato dietro alla sfera, sognando un giorno di imitare il suo grande idolo – da juventino doc, “vizio”, “peccato” di famiglia, basta vedere la gigantografia che ritrae l’asso bianco-nero assieme al padre – ovvero quell’Alex Del Piero, tanto amato e solo in parte sostituito nel suo cuore oggi da Alvaro Morata. “Ho svolto” racconta Eric ” tutta la trafila nelle giovanili – dai Primi Calci fino agli Allievi – nel club del mio paese, Oppeano. Ma, ho fatto esperienze giovanili anche nell’A.C. Raldon, nell’A.C. Isola Rizza e mezza stagione anche negli Juniores Elite del San Giovanni Lupatoto”.

Poi, il passaggio in categoria, prima – è storia di quest’anno – nel Cà degli Oppi, quindi, il trasferimento all’ACD Pozzo (in Prima categoria, girone “B”, giunto al 7° posto a pari merito con l’Illasi a 35 punti) guidato da mister Davide Godi, e l’esordio contro gli albaretani domenica scorsa. “E’ stata una scelta indovinata” spiega l’esterno alto oppeanese “poter far parte dell’AC Pozzo del massimo dirigente Roberto Praga, il presidente ideale che tutti noi dilettanti vorrebbero avere, basta vedere come ci ha preso, come dei suoi figli, tanto ci coccola e non ci fa mancare proprio nulla, succulenti cene del giovedì sera comprese. Il Pozzo è un gruppo importante, composto da giocatori molto affiatati tra di loro, in cui i più esperti – Alberto Taioli, Alexander Pesic, Lorenzo “Lollo” Baraldi, “Skizzo” Stefano Rognini, Gianmarco Personi, Lorenzo Galassìn – hanno recitato il ruolo di chiocce, prendendoci per mano e trasmettendoci tutto il loro mestiere. Mister Godi, poi, è bravo nella gestione del gruppo ed ama praticare il 4-3-3, anche se personalmente prediligo il 4-4-2″.

Nella “manita” rosso-blu pozzana non figura il cognome di Zorzan, ma lui sa di aver dato per un round e poco più il suo prezioso contributo: “Se mi chiedessero se mi piacerebbe fare gol o farlo fare ai compagni, preferirei la seconda ipotesi perché è un gesto più altruistico, che viene magari poco riconosciuto, che non risalta nelle cronache, ma che assume la sua nascosta importanza nell’equilibrio di una partita”. Eric a febbraio ha dovuto fare i conti con un infortunio, che solamente grazie alla sua tenacia e soprattutto alla sua smisurata, sconfinata passione per il calcio è riuscito perfettamente a superare: “Vivo di lavoro e di calcio: in casa, poi, non si parla altro, anche se magari mia mamma ne ha un po’ le scatole piene. Quando è martedì e giovedì sera, non vedo l’ora di raggiungere il campo per sfogare tutta la mia grande voglia di prendere a calci il pallone”. Per la cronaca le 5 reti sono state segnate da Baraldi, Pesic (doppietta) e Stefano Rognini, che, con la doppietta realizzata domenica, ha raggiunto quota 170 reti in carriera. La partita contro l’Albaredo ha segnato anche il ritiro dal calcio giocato del centrocampista classe ’94 Federico Passaia che prima della gara è stato premiato dalla società rossoblù.

Prova a descriverti calcisticamente. “Sono un esterno alto, che sa dialogare con i centrocampisti e le punte, e, che se lanciato, aziono uno scatto rapido, fulmineo. Amo proporre i passaggi stretti e mi piace fiondarmi nei tagli offensivi propinati dai compagni di reparto. Il colpo di testa? Lo lascio sferrare a qualchedun altro; non sono un rigorista, neanche un goleador di razza, anche se ricordo un gol artistico realizzato con il Raldon – annata caratterizzata da una mezza dozzina di reti – contro un’avversaria della città”. Il tuo sogno calcistico qual è? “Continuare a giocare a calcio, sperando di trovare squadre come l’A.C. Pozzo che è animata da appassionati dirigenti e composta da un gruppo di giocatori davvero fantastici. Solo così sono sicuro di potermi divertire, in maniera spensierata e gioiosa, come dovrebbe essere nei nostri dilettanti”.

Cosa significa avere in casa un papà ex dirigente di successo di una società sportiva, l’AC Oppeano, fondata assieme a Lorenzo Biguzzi, a Mario Pranzani, ad Alessandro Montagnoli, a Claudio “Cau” Pittalis e a Graziano Rensi nel 2000? Un vantaggio o un fastidio? “Bella domanda. Ci sono i pro e i contro. Tra i pro, ho riscontrato in questi due anni di lavoro alla stazione carburanti, tra i suoi clienti – ex suoi giocatori, tifosi ed ex dirigenti oppeanesi, e non solo – tante persone che nutrono grande stima e considerazione perché gli riconoscono il gran lavoro svolto con passione prima come diesse e segretario, poi come presidente, e lo stimano per i traguardi che è riuscito a raggiungere assieme ai suoi collaboratori. Le note stonate, invece, provengono da chi non è riuscito finora a vincere quello che ha vinto lui, e, allora, magari mi guardano un po’ di traverso, storcono il naso. Ma, non mi dà assolutamente fastidio questo loro atteggiamento, in quanto lo reputo comprensibile e umano, anche se non corretto e non di grande fair play”. La squadra più forte e quella, secondo te, che ha messo in mostra il gioco più bello nel vostro girone? “La Pro Sambonifacese ha meritato ampiamente il titolo, mentre la squadra che ha sviluppato il miglior calcio, secondo me, è stata l’Olimpica Dossobuono di mister Giuseppe Bozzini”. 

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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