mercoledì, 12 Novembre 2025

Oggi

Il medico con la bandierina: la storia di Alessandro, papà e segnalinee per passione.

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Genitori accompagnatori, dirigenti, vice allenatori. E poi ci sono anche coloro che, con umiltà e spirito di servizio, offrono un contributo prezioso alla società sportiva: gli assistenti dell’arbitro, i cosiddetti “storici segnalinee”. Tra le tante storie che regala il calcio giovanile, c’è quella di Alessandro Esposito, medico chirurgo nella vita di tutti i giorni, che al sabato indossa la tuta sportiva, impugna la bandierina e corre lungo la linea laterale per segnalare le azioni all’arbitro. “Per me l’importante è stare con i ragazzi e condividere le gioie con i miei figli, che per fortuna giocano nella stessa società sportiva – racconta Alessandro -. Anche se, con mia moglie, dobbiamo dividerci per seguirli, visto che hanno età diverse”. Al termine della partita della formazione Under 14 dell’Audace calcio, dove milita il figlio maggiore, Alessandro sorride: “Per esempio, oggi sono qui, mentre mia moglie è con l’altro figlio. Il terzo ha invece giocato ieri”. Ciò che colpisce di Alessandro è il modo in cui si è calato in questo ruolo: attento, preciso e naturale, quasi fosse un veterano. Eppure è solo da inizio stagione che sventola la bandierina a bordo campo. “Mi hanno chiesto di farlo e non mi sono tirato indietro – spiega – anche perché so che molti dirigenti preferiscono stare comodi in panchina, accanto al mister, e non sotto la tribuna, dove se sbagli qualche segnalazione c’è sempre qualcuno pronto a contestarti ad alta voce”. Dalla sua storia emerge che, dopo aver smesso di giocare in Eccellenza, Alessandro ha anche diretto molte partite come arbitro. Ma nonostante l’esperienza e la passione per il calcio, ciò che lo muove è soprattutto lo spirito di servizio e l’attaccamento alla società Audace calcio di San Michele. Con semplicità confessa: “Grazie a questo incarico ho l’opportunità di stare accanto a mio figlio”. Gli assistenti dell’arbitro sono figure importanti nelle categorie minori, spesso sottovalutate ma regolamentarmente rilevanti: se a ricoprire il ruolo è un giocatore squalificato, la partita può essere persa a tavolino. Per questo è molto meglio che questo compito venga svolto da un adulto, e non da un ragazzino pescato dalla panchina all’ultimo momento. Non è piacevole, infatti, vedere un giovane isolato sulla linea laterale, timido con la bandierina in mano, mentre i compagni siedono in panchina a tifare in gruppo. Ed è proprio qui che figure come Alessandro fanno la differenza: silenziose, preziose, indispensabili.

Renzo Cappelletti per www.pianeta-calcio.it

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