E’ stata accarezzata ma alla fine solo sfiorata l’opportunità di sfidarsi, domenica scorsa al “Cavallaro” di Bovolone, per i due fratelli Gonzato, Riccardo, ala sinistra in forza oggi al Bovolone, e Filippo, portiere dello Zevio. La “singolar tenzone” “calcio-fratricida” – conclusasi sullo 0 a 2 per i bianco-neri zeviani di mister Andrea Danese – ha visto scendere in campo Riccardo, classe 2003, ex giovanili dell’Hellas Verona, e il fratello più grande – classe 2002 – Filippo, estremo difensore bianconero. “Eravamo tanti giovani in campo” difende la sconfitta Riccardo “ci siamo misurati contro avversari più grandi e più esperti di noi, peccato, per la sfida in famiglia – papà Marco, imprenditore, è il presidente dei “mobilieri” rossoneri – sarà per una prossima occasione! Mio fratello? A differenza di me, lui ha girato più clubs, dal San Martino-Speme, al Legnago Salus, all’Oppeano. Lui è alto 185 centimetri (io, invece, ne misuro 178), è bravissimo sulle palle alte e a giocare con i piedi, da migliorare negli interventi bassi”. Sempre del fratello portiere, Riccardo aggiunge: “E’ fisicamente ben strutturato, psicologicamente è uno che se si mette in testa qualcosa, lui, stai sicuro che la ottiene. Io? Il mio sogno, quand’ero al Verona, era quello di giocare nei professionisti, ma, poi, incomprensioni con il mister gialloblù, mi hanno riportato a Bovolone. Ma la Prima categoria, per un ragazzo di 18 anni, non è male: spero nell’arco di un paio di stagioni di rilanciarmi, non prima di aver disputato un bel campionato con mister Nicola Manara, bravo nell’investire nei tanti 2003 del nostro vivaio rosso-nero, accompagnati da “chiocce” importanti, quali Luca Pasquali, Marvin Favalli, Alessandro Fazion, Giacomo Bissoli e Francesco Magro”.
Filippo, in predicato di frequentare la Facoltà di Economia a Verona, ha come idolo il portiere del Bayern, Manuel Neuer, sia per la tenacia sia per la tecnica che madre natura gli ha dato nel gioco con i piedi, confida molto nello Zevio: “Siamo una buona squadra, dalla media di circa 25 anni, la quale ha tutte le carte in regola per togliersi quest’anno delle belle soddisfazioni. Abbiamo anche la voglia di arrivare in alto e questa è una grande molla, o no?”. Cosa significa, Filippo, avere un padre in famiglia presidente? “Bella domanda! Non ci ho mai pensato, però, credo che sia una bella cosa, non un disagio. Certo, come figlio, a livello di subconscio, sei spinto a fare bene, a dare l’esempio ai compagni, a tenere un certo profilo, un certo comportamento”. Più forte tu o Riccardo? “In partita Riccardo – che sta per diventare un perito in energie rinnovabili – è forte: avrebbe meritato di continuare nelle giovanili dell’Hellas Verona perché le capacità, i numeri non gli mancano. Mi sarebbe piaciuto giocargli contro domenica scorsa, ma chi ora gioca titolare, il brasiliano classe 1988 Graciano Renè Pedrelli, ha talento ed esperienza da vendere; sono sicuro che prima o poi verrà il mio turno”.
Dovesse calciarti contro, in un clamoroso spareggio tra due prime classificate, un rigore Riccardo, cosa faresti? “Sicuramente non avrei paura, un’occasione del genere quando mi si ripresenterebbe? Neanche pensarlo, non invocherei il cambio, ma scherzi? Spererei, invece, di neutralizzarglielo e lo inviterei a calciare la sfera alta, dalla parte destra, oppure centrale e forte. Dovesse batterlo basso ed angolato, avrei più difficoltà a respingerglielo. Dirimpetto a lui, in quel momento, crescerebbe la mia “cattiveria” agonistica e la voglia di pararglielo!” Nonno Sergio è stato presidente del Villafontana negli anni 70 (nella foto il settimo in piedi da sinistra): vi segue, cosa dice dei due nipoti calciatori? “Vista l’età – quasi 90 genetliaci -” racconta Filippo “viene poco al campo, ma chiede sempre come siamo andati, cosa abbiamo fatto. Quand’eravamo più piccoli, esclamava sempre “Ma, quand’è che vi vedrò giocare in tivù?””
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it
