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lunedì, 29 Aprile 2024

Il difficile ruolo del direttore sportivo

Il ruolo del direttore sportivo nel mondo dello sport, ed in particolare nel mondo del calcio, è importantissimo. Passione, competenze, conoscenza delle caratteristiche tecniche di ogni giocatore e contratti degli atleti che fanno parte del bagaglio umano di ogni società, fanno il resto. Per diventare diesse c’è bisogno di un iter preciso stabilito dalla FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio). Ne elenchiamo i principali: aver compiuto 25 anni, godere dei diritti civili, avere un diploma di scuola superiore di secondo grado, non avere condanne penali, non essere stati dichiarati falliti, inabilitati e interdetti. Anche se non sono imprescindibili, ma utilissimi, ci sono anche alcuni percorsi di laurea (LM47) in organizzazione e gestione dello sport e le attività motorie è uno di questi è il corso di laurea magistrale in Management dello Sport e delle Attività Motorie prevede proprio lo studio di ambiti giuridico, economico psico-sociologico e motorio sportivo, utilissimi alla carriera del nostro direttore sportivo. Nell’era della telematica il diesse sceglierà di frequentare un corso di laurea on line, oppure frequentare in facoltà. Si possono anche trovare continui aggiornamenti professionali tramite le piattaforme di e-learning che ogni Università (in Italia sono al momento undici) gestisce in autonomia e che contengono tutto il materiale di cui lo studente ha bisogno per arrivare alla prova d’esame. Importante anche il corso che la Figc organizza per ottenere la qualifica di diggì e che ha due indirizzi: sportivo e tecnico amministrativo. Tale corso ha la durata di 144 ore e prevede una tesi finale e un esame che permette di iscriversi all’albo dei direttori sportivi. Per essere ammessi e diventare direttore sportivo bisogna aver accumulato quaranta punti e questo può avvenire in tre modalità diverse: aver giocato per 10 anni da professionista; aver vinto un campionato di calcio di serie D; aver preso tutte le abilitazioni richieste dalla Figc. Ma in pratica: che mansioni svolge il direttore sportivo?

Svariate e tutte importanti per una società calcistica. Il nostro d.s. deve sapersi occupare non solo di contratti e stipendi di staff tecnico e atleti, ma anche della compravendita degli stessi giocatori che compongono le squadre (nel caso del calcio si parla di calciomercato) saper condurre trattative in merito e capire (in accordo con lo staff tecnico e gli allenatori) quali possono essere le figure più adatte a comporre, completare o rinforzare la rosa dei giocatori. Il lavoro del direttore sportivo prevede uno stipendio e nel caso del pianeta dilettanti un rimborso spese, che, per ovvi motivi, è variabile a seconda del livello della squadra in cui si lavora. Nel caso di squadre di calcio i guadagni oscillano moltissimo anche in relazione alla serie in cui gioca la squadra di cui si è dirigenti. Ma quali sono i segreti di un buon direttore sportivo? “A mio parere quello del diesse è un ruolo di soddisfazione che ti apre un nuovo mondo, ben diverso da quando facevo il calciatore professionista – dice Marco Pacione, attuale direttore sportivo del Vigasio che ha già vinto il girone A di Eccellenza e ottenuto la promozione in serie D -. Ti devi immergere in una realtà diversa fatta di responsabilità e con il taccuino sempre pieno ed aggiornato di caratteristiche tecniche di tantissime giocatori. Devi aggiornarti di continuo ed andare a vedere molte partite, per scoprire nuovi giocatori, utili in fase di Calciomercato alla tua squadra. Personalmente ho fatto un corso indetto dalla Figc a Coverciano difficile ma anche ricco di stimoli e assai interessanti. Devi impegnarti e dare il meglio di te stesso. Ho fatto un importante percorso al Chievo a fianco di dirigenti navigati come Maurizio Costanzi e Giovanni Sartori, oggi al Bologna. Due grandi maestri che mi hanno insegnato tanto. Fare il direttore sportivo ti impone di percorrere tanti chilometri, di essere spesso al telefono, essere sempre alla scoperta di nuovi talenti ed essere bravi a fare filtro tra le varie componenti delle figure chiave della Società. Bisogna saper aver pazienza e tenere i nervi saldi nei momenti critici della stagione. Giustamente gioire quando è giusto e non abbattersi troppo nei periodi negativi. Autorità, serenità e razionalità sono doti necessarie per svolgere al meglio questo ruolo”.

Aggiunge il diesse Diego Bertani: “Si diventa diesse per la conoscenza e la passione che hai dentro per il gioco del calcio. Serve professionalità e buon affiancamento con altri direttori e soprattutto con i presidenti che ti offrono questo vitale ruolo. E’ un ruolo affascinante ma anche molto difficile. Andare d’accordo con tutti non è mai semplice, devi saper scegliere gli allenatori giusti per iniziare il nuovo percorso che vuoi intraprendere. L’ ambizione non deve mai mancare e devi avere le dritte giuste per individuare nuovi giocatori che facciano al tuo caso. Devi andare sui campi a vedere partite su partite senza mai stancarti. Devi conoscere bene i giocatori che prendi, capire dove vogliono arrivare, il loro carattere, le loro qualità umane e tecniche. Io prendo sempre come modello Giovanni Sartori che da diesse ha fatto grandi cose al Chievo, Atalanta e oggi al Bologna, squadra rivelazione della serie A. Nei nostri dilettanti ci sono parecchi giovani in rampa di lancio, bisogna andare a pescarli nelle giovanili e dar loro fiducia in prima squadra”.

“Io sono diventato direttore sportivo dopo aver fatto il corso a Coverciano, facilitato anche dai punteggi che si ottengono dopo che hai fatto il giocatore professionista – dice Caio Ferrarese -. In sei mesi ci sono riuscito e mi sono molto emozionato quando ho dato la mia tesi a Coverciano. Per fare questo mestiere serve avere qualcosa in più dentro e soprattutto avere il fiuto per trovare giocatori forti che possono far crescere il livello della tua squadra. Devi fare tanto lavoro oscuro. Tante telefonate, prendere informazioni e selezionare una valanga di giocatori. Negli ultimi anni da calciatore professionista sapevo che il mio lavoro nel calcio, una volta smesso, sarebbe stato proprio fare il diesse, è così è stato. Le esperienze che ho fatto in precedenza mi hanno arricchito molto. Ora sono focalizzato sul lavoro che sto svolgendo alla Lucchese in serie C. Devi fare da cuscinetto tra quello che ti chiede il tuo presidente e quello che ti chiede la squadra. Devi essere credibile e farti apprezzare da staff tecnico e giocatori. In te le persone devono riscontrare competenza e avere fiducia. Ma credo che con il motore della passione che ti anima puoi arrivare molto lontano”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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