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lunedì, 29 Aprile 2024

Le “Nuove solitudini” dei nostri giovani

In questi giorni, presso la residenza della settecentesca Villa Vecelli Cavriani, a Mozzecane, promosso dal Gruppo Consiliare regionale Veneta Autonomia guidato dal Consigliere regionale Tomas Piccinini, mozzecanese doc ed avvallato dalla locale Amministrazione presieduta dal primo cittadino Mauro Martelli, il convegno “Le nuove solitudini, gli adolescenti e il Far Web”. Sono intervenuti esponenti della Comunicazione, quale la dott.ssa Anna Vagli, criminologa e giornalista, la dott.ressa Antonella Elena Rossi, psicologa clinica, pedagogista e criminologa, l’avv. Elisabetta Aldovrandi, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Sostegno delle vittime, la dott.ssa Tiziana Pagnozzi, dirigente del Centro operativo della Sicurezza Cibernetica del Veneto. E, se l’obiettivo di questa conferenza era quello di sensibilizzare sul disagio giovanile, analizzando diversi aspetti che la rivoluzione digitale ha avuto nello sviluppo delle relazioni interpersonali tra i giovani, ebbene, possiamo dire che è stato pienamente centrato, considerata anche la folta partecipazione di pubblico (oltre 130 persone), non solo del territorio, ma provenienti anche da altri Comuni.

“La Tecnologia” ha detto la dott.ssa Pagnozzi “ci ha facilitato la vita, però internet offre opportunità perché si avverino truffe criminali. I genitori dei nostri ragazzi sono orgogliosi delle conoscenze informatiche dei propri figli, ma, non sanno quali insidie si celino dietro queste competenze. Allora, cosa possiamo fare? Conoscere il mondo in cui si muovono i nostri ragazzi non solo attraverso Google, ma anche attraverso giochi on line. Purtroppo, non esistono ancora le regole, e, poi, chi è che le controlla? Quindi, Far West! Nell’utilizzare la Tecnologia, chi deve accompagnare il nostro giovane? E’ solo l’adulto, non il ragazzo da solo, perché lui confonde il mondo digitale con quello reale e, se ciò si avvera, si arriva a un’enorme sofferenza dell’adolescente ed anche a gesti estremi. Quindi, regalare un cellulare o un iPad a ragazzi di 7-8 anni è come abbandonare un nostro figlio in una metropolitana piena di rischi. Gli adescatori, i pedofili sono abilissimi manipolatori, capaci di spingere la vittima a fare ciò che vogliono; e per chi si ritira, iniziano i ricatti. E, il primo approccio per il bambino di 10 anni è costituito dai social: nelle chat dei giochi si annidano trappole pericolose, che portano allo scambio di foto e video intimi”.

Altra insidia è il cyberbullismo: “Ci sono odiatori” continua la Dirigente del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica del Veneto “che ti assalgono ogni minuto: bastano 3 minuti per migliaia di visualizzazioni!” Ma, esistono altre insidie subdole per i nostri giovani adolescenti: “I tutorial, video che ti insegnano addirittura a come costruire un esplosivo in maniera artigianale, gli Influencers, i quali dettano legge e promuovono diete che portano all’anoressia. Per non parlare delle challenges, le sfide anche le più estreme, come quella di buttarsi dall’ultimo piano di un palazzo o di tuffarsi da posizioni elevate per centrare una piscina di piccole dimensioni; o delle nokout challenges, ovvero sferrare un potente pugno a un ignaro passante per strada, per vedersi premiato poi da tanti like. E il black out challenge, ovvero legarsi al collo una cintura per vedere chi resiste di più!” “Il nostro slogan è: prima di accendere il vostro cellulare, accendete il vostro cervello!”

Sono stati portati, nell’ambito del convegno, un paio di dati davvero allarmanti: al Telefono Azzurro arrivano telefonate per aiutare bambini di 3-4 anni (il 35%) in difficoltà a causa dell’uso dei cellulari o di internet, mentre circa l’80% dei nostri giovani – sotto i 15 anni – possiedono già un profilo social. La criminologa Anna Vagli “durante la pandemia i tempi trascorsi in Internet sono stati in calo, per tornare poi a rialzarsi. La presa di coscienza di Internet è avvenuta nel 2001, ora si assiste al grooming (adescamento online da parte di un adulto che manifesta interesse sessuale inadeguato nei confronti di un minore e lo approccia con l’intenzione di iniziare una relazione o di avere un incontro dal vivo) anche sul cellulare. Ma, tali insidie avvengono anche via chat nei video giochi. Un’altra è il sexting, ossia lo scambio di foto o di video intimi, che diventa pubblico e virale. Cosa possiamo proporre? Di trascorrere una giornata senza rete. La riforma deve partire all’interno delle Scuole”.

Per l’avvocato Elisabetta Aldovrandi, “tanti ragazzi oggi usano violenza e sono loro stessi vittime. Le leggi arrivano sempre dopo (ex post): bisogna che arrivino prima (ex ante), perché fondamentale è la prevenzione! I nostri ragazzi crescono in una realtà virtuale e soffrono l’empatia, ovvero la capacità di immedesimarsi nell’io dell’altro. Bisogna insegnare l’uso corretto dei social e sono del parere che la responsabilità è di noi adulti. Che deleghiamo ai social. Dal punto di vista normativo, è difficile creare una norma”. Vivace l’intervento della pedagogista e psicologa clinica Antonella Elena Rossi, autrice del libro, recentemente scritto, dal titolo “Sono qui, per amore”: “I genitori – ho due figli anch’io – hanno la responsabilità di fare il vuoto tra i social; i ragazzi si devono annoiare, devono sviluppare il pensiero critico, abituandosi a darsi delle risposte. L’attuale è una generazione che sta perdendo la “parola”, ricorre alla violenza perché è insoddisfatta, soffre di ansia da paura. Sono “soli” davanti a internet, ai social, ai cellulari. Ecco perché abbiamo voluto scegliere questo titolo al convegno di questa sera”. Ed ancora: “Siamo la società del troppo pieno. Finalmente, a New York i ragazzi ripongono nel cassetto il cellulare e riprendono in mano il libro. Noi genitori dobbiamo dire di no fino a quando i nostri ragazzi hanno 10 anni; abbiamo paura di dire ai nostri figli “no”. Salveranno la vita e questa generazione due cose: la noia e il rispetto!”

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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