E’ uno degli allenatori del nostro calcio più ricco di esperienza – è classe 1952 -, ma anche dotato di un carisma che lo fa amare dagli stessi atleti con cui ha avuto a che fare. “Per me, il calcio è divertimento, passione, impegno e attaccamento alla maglia. E’ gioia, non soldi. Una volta la tua valutazione era legata al cartellino, oggi il calcio mi appartiene sempre di meno perché ho visto di quelle cose che non mi sono piaciute, ho incontrato persone che dicono e promettono una cosa, poi, ne fanno un’altra”. Pigatto ha giocato come punta – meritandosi da un collega di Pegognaga di Mantova l’appellativo di “Ghepardo” per il suo scatto felino, per la sua grande e generosa velocità. In questo momento – fino alla veneranda età di 49 anni: “E’ stato alla Pol. San Michele, dove ho guidato per 13 anni le giovanili. Il giocatore allenato che più mi ha colpito è stato il compianto “Ciccio” Dal Gal: aveva un bazooka al posto del piede, sia che calciasse da fermo che in azione”. Poi, il ciclo vissuto sulla panca dell’Ares Calcio Vr: “Sono partito dalla Terza categoria per arrivare in Seconda e sfiorare la Prima categoria. Ho avuto la fortuna di lavorare con un gruppo di ragazzi davvero fantastici, con molti dei quali ci sentiamo ancora oggi. Alcuni, vedi Francesco Paiusco (che mi è capitato di lasciare qualche rara volta in panchina, nonostante venisse ad allenarsi due volte alla settimana da Milano) e Francesco Pellegrini mi hanno seguito in Promozione al Croz Zai, e sempre in Promozione quando ho allenato il PGS Concordia B.Milano”.
Eppure, delle offerte le avrai ricevute quest’estate? “Sì, alcune, ma erano di club che erano distanti dall’attività che conduco a San Michele, oppure società con programmi che non mi hanno convinto; in questo momento, devo stare più vicino alla famiglia. A me – tengo a sottolinearlo – non interessa la categoria, ma riuscire a individuare se ci sono giocatori motivati, appassionati, in modo da trasmettergli la mia esperienza”. Un record, “Ghepardo” Pigatto lo detiene: qual è? “Non sono mai stato esonerato, né quando le cose prendevano una piega diversa ho scelto di rassegnare le dimissioni: è un gesto, quest’ultimo, che considero da vili”. Hanno tolto l’obbligo di un fuoriquota in Prima categoria: cosa ne pensi? “I giovani, per via della loro età, fanno tribolare gli allenatori, ma bisogna anche dare a loro fiducia, accompagnarli. Ai miei tempi, i fuoriquota erano sotto i 27 anni, e potevano giocare solo 5 atleti dai 27 anni in su. Se un giovane ha passione e qualità non ha bisogno di obblighi o regolamenti”. Il mercato dei nostri dilettanti: lo stai seguendo? “Sì. L’Oppeano fa sempre rivoluzioni, il Mozzecane agisce con la solita prudenza e sa muoversi bene e con oculatezza sul mercato”.
Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it
