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martedì, 7 Maggio 2024

Ma portieri si nasce o si diventa?

Non è facile rispondere a questa domanda. Da bambini iniziando a giocare a calcio non si ama e a volte si è fisicamente predisposti per il ruolo di portiere. Il ragazzino è attirato da altri ruoli, come per esempio l’attaccante, per poter gioire dopo un gol. il gioco del calcio è uno sport di squadra e forse il portiere è più importante e solitario, l’ultimo baluardo a difesa della porta sempre concentrato a parare le offensive avversarie. Certo, il portiere è parte della squadra, ma le decisioni che prende, nel parare un rigore, nelle uscite e negli interventi tra i pali, racchiudono destrezza e sicurezza. Se prendi malamente un gol a volte sei deriso, se sferri un balzo prodigioso e salvi la tua porta sei ” idolatrato” o quasi dai tuoi compagni di squadra. Abbiamo domandato a tre portiere dei nostri dilettanti, portieri si nasce o si diventa? “Secondo me portieri si nasce, almeno è stato così per me – esclama l’esperto numero uno classe 1975 del Valpolicella Mauro Faettini -. Non mi è mai passato per la testa di cambiare ruolo, fare il portiere è una vocazione che hai dentro. La differenza è principalmente una sola, in un altro ruolo puoi permetterti di fare qualche errore durante la gara mentre il portiere deve cercare di abbassare la percentuale di errore quasi a zero. Quando sbagliamo noi portieri 99 volte su 100 è quasi sempre gol. Beh, intanto è già affascinante il fatto di portare maglie diverse da tutti gli altri giocatori della squadra, già ti fa capire che sei unico. Credo che come per un attaccante il gol, per noi portieri la parata salva risultato sia una cosa che solo noi possiamo capire, è adrenalina pura e questo mi affascina”.

Andrea Padovani, portiere del Gargagnago classe 1985, ci dice: “Diciamo che portieri si può diventare ma è molto difficile, spesso si nasce con l’incoscienza e con la pazzia che solo un portiere può avere per fare questo ruolo. Da piccoli a volte si mette in porta il più alto ma nel mio caso, che non spicco per la mia altezza, mi hanno messo in porta perché era un pazzo che si lanciava su qualsiasi pallone che arrivava in porta. Anche perché mio zio, il grande Luciano Giacopuzzi, che è stato grande portiere dello storico Lonardi del patron Giampaolo, era per me un mito da imitare e seguire. La differenza tra noi portieri e tutti gli altri giocatori è che abbiamo un ruolo di grande responsabilità, brutto da una parte, perché se sbagli prendi goal, ma allo stesso tempo unico perché puoi salvare la partita all’ultimo secondo, in più ci sono partite dove ti arriva un solo tiro in porta in 90 minuti e tu devi essere pronto a fare quella parata, li si vede la forza mentale di un portiere. Mi affascina questo ruolo perché giochi con la squadra ma allo stesso tempo giochi da solo, siamo la in fondo con le nostre tensioni e i nostri pensieri perché dobbiamo comandare la nostra difesa e allo stempo momento essere pronti a fare un parata. E’ un ruolo unico e solo chi lo fa può capire, nel bene o nel male, cosa si prova. Quando ero a Pescantina nella partita degli ottavi di Coppa siamo andati ai rigori, parai il quinto rigore e poi andai a calciare io l’ultimo rigore. Goal e passaggio del turno, queste sono le pazzie che solo noi portieri possiamo fare”.

Chiude Umberto Gottardi (foto grande), portiere classe 1997 in forza al Pedemonte: “A mio parere già da ragazzini bisogna avere doti fisiche e mentali per giocare in porta. Vedi ad esempio Gianluigi Buffon che è stato un grandissimo portiere e che ora ricopre l’incarico di team manager della Nazionale Azuurra. Oggi il ruolo del portiere e mutato molto e nel corso degli anni si è evoluto. Adesso serve un fisico adatto e saper giocare con i piedi agendo per la squadra anche fuori dalla porta, oltre che naturalmente saper parare. Un concentrato di qualità e quantità al servizio della tua squadra. In pratica sei solo contro tutti. Le chiavi della porta, per usare un eufemismo, le hai solo tu. Sei sempre protagonista, nel bene e nel male, durante la partita. Quando un attaccante è lanciato a rete e il tuo difensore è stato superato nel contrasto, solo il portiere può salvare la propria rete. Un ruolo unico che amo molto. Hai molti più onori che onori. Un ruolo particolare che mi prende molto. Quando voli da una parte all’altra e con una smanacciata mandi in angolo il pallone è davvero fantastico”. Una cosa è certa: che tu giochi in porta o meno, il calcio è uno sport meraviglioso ricco di emozioni e pieno di sani valori sportivi.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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