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domenica, 19 Maggio 2024

Matteo Signoretti si siederà in panchina sognando di imitare Pep Guardiola

Ed è arrivato il giorno – qualche settimana fa – dell’addio al calcio giocato di Matteo Signoretti, classe 1978, nella vita di tutti i giorni agente di commercio. Il “mancino di Nogarole Rocca” è uscito dalla porta principale – il terreno – per rientrare dalla porta di servizio, e il suo sogno ora – dopo un quarto di secolo in cui ha preso a calci migliaia e migliaia di sfere di cuoio (ha militato in Eccellenza nell’Ala di Trento, nella Montebaldina, nel Vigasio, poi, ha indossato le divise di Nogara, Castelbelforte (Mn), Pegognaga (Mn), Povegliano, Pastrengo, Atletico Vigasio, Mozzecane (è stato capitano dell’exploit dei “rosso-blu del bocciodromo” dalla 2^ categoria alla Promozione), è stato anche ad Erbé, a Sorgà, nel Marmirolo, nel Pizzoletta e, infine, nel Raldon) – è quello di sedersi sulla sedia del regista. Il suo primo grande amore, con ciò detto non vogliamo assolutamente nella scala dei valori dell’affettività mancare di rispetto alla compagna Cristina che gli ha dato due bellissimi bimbi – Valentina e Ruggero -, insomma, non si dimentica mai. E al “Signo” – primo cugino del virtussino Andrea Nalini, il “Raul di Pradelle”, della serie buon sangue non mente – il calcio registrato nelle sue vene, nel suo DNA, è talmente elevato che le analisi del suo sangue ogni volta rivelerebbero asterischi a iosa. Neanche farlo apposta, poi, quando lo raggiungiamo al cellulare per stendere l’intervista, lui è intento a guardare una partita tra piccole leve: questo per dire che l’amore per il football per “El Signo” è proprio a 360 gradi.

Hai conseguito il patentino di allenatore Uefa B nel 2018: come mai la decisione di sederti in panchina dopo così tanti mesi? “Perché a Raldon, quest’anno, dove facevo il difensore centrale, ho chiuso con il calcio giocato e avevo voglia di trasmettere ai calciatori più giovani quello che ho appreso dai tanti mister avuti in tutti questi anni. Avrei voluto iniziare l’anno scorso, ma non ho ricevuto la proposta giusta. Ed ora mi sentirei pronto per affrontare questo tipo di sfida”. E, qual è la proposta che ti piacerebbe ricevere da una società? “Nel calcio si parla tanto di progetti, ma io a questi non ci credo perché basta che perdi tre partite che la dirigenza ti caccia subito. Se una società ha la possibilità di investire su un gruppo, sono convinto che questo ha le carte in regola per arrivare lontano. E’ vero che l’Empoli sviluppa un bel calcio, ma, gli scudetti li vincono sempre il Milan, l’Inter, la Juve e il Napoli. Sarò anche cinico, ma mi piacerebbe allenare una squadra che punta a vincere il campionato, piuttosto una che vuole solo partecipare”. Quindi, sei più per il risultato che per lo spettacolo? “Sarebbe il top che un mister vincesse divertendo, ma bisogna essere anche camaleontici, capire cioè quando si deve giocare con il violino e quando con il bastone (da adoperare contro quelle squadre che tendenzialmente fanno del pressing o della fisicità la loro arma)”.

Che tipo di mister sarà Matteo Signoretti? “La prima cosa che dovrò fare sarà quella di smarcarmi dal ruolo di giocatore sanguigno, che pretendeva tanto dai suoi compagni perché per me l’unico obiettivo è vincere. Dovrò sforzarmi di diventare più diplomatico, ma nella vita, come in qualsiasi tipo di sport, l’unico obiettivo è vincere. Sono meticoloso, amo molto la tattica perché penso che sia fondamentale dare un sistema di gioco alla squadra che alleni. E’ ovvio che i veri e principali attori sono i giocatori, e bisogna che questi siano forti, perché non basta che il mister sia un gran regista: rischi di assistere a un film mediocre”. Qual è il tuo allenatore preferito? “Pep Guardiola, perché riesce a trasmettere ai giocatori la sua filosofia di calcio. E questa è una delle imprese più difficili per un mister perché durante la settimana devi fare di tutto perché la tua idea di calcio entri nella testa dei tuoi giocatori. Durante un’intervista, ho sentito dire che nel Manchester City ha provato i movimenti migliaia di volte”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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