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venerdì, 26 Aprile 2024

Simone Boron sogna di tornare in campo

Magari come collaboratore tecnico o vice allenatore

Sono state tante, le emozioni che ci ha regalato, quando giocava nel ruolo di centrocampista d’ordine il classe 1968 Simone Boron. Dotato di una cristallina tecnica, era in grado di animare, con le sue giocate, la propria squadra. Aveva un grande visione di gioco ed era bravo a lanciare palloni invitanti per gli attaccanti. Dopo l’esperienza alla Scaligera e al Cologna Veneta in Eccellenza, è iniziata la magistrale cavalcata con il Casaleone durata dieci anni, prima in Eccellenza e poi, dopo un’amara retrocessione, in Promozione. Simone, con la modestia che lo contraddistingue, non ha cavalcato l’onda solamente quando nella formazione della bassa tutto andava a gonfie vele, ma è stato sicuro protagonista, con il suo carisma, anche nei momenti bui dei gialloblù. Come un guerriero che non si arrende ed è pronto a rialzarsi, una volta caduto, e capace di trovare dentro di se nuove energie da mettere nelle prossime battaglie. Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Simone Boron ha intrapreso la carriera di allenatore e proprio a Casaleone è partita la sua nuova avventura calcistica nel suo nuovo ruolo. Due anni a guidare il Casaleone in Promozione per poi passare a guidare l’ambizioso Cerea del presidente Doriano Fazion portandolo in un biennio dall’Eccellenza alla serie D. Traguardo che mancava alla società granata ceretana da 50 anni.

Poi bene anche all’Oppeano dell’allora presidente Leonida Zorzan con il salto di categoria dalla Promozione fino all’Eccellenza sfiorando poi l’approdo alla serie D. Oggi Simone vuole tornare ancora sulla breccia, dopo essersi trasferito per lavoro da tre anni a Pordenone in Friuli, la voglia di allenare non gli è mai mancata. Una volta la settimana – dice Boron – faccio tappa a Verona, nei weekend, per venire a trovare mia mamma. Mi piacerebbe dare una mano in qualche squadra veronese come secondo allenatore o collaboratore tecnico, magari allenando anche un solo reparto, a seconda delle necessità. Basta che è il progetto sia chiaro e serio. Il calcio, sia da giocatore che da tecnico, mi ha regalato emozioni e tantissima adrenalina. Mi manca un pò, e vorrei riassaporare queste meravigliose emozioni. Io sono per ora alla finestra, ma non si mai, potrei tornare”. Negli ultimi decenni il ruolo del centrocampista è un po’ cambiato, è diventato meno individualista e con più spunti corali, sempre al servizio della squadra.. “Partiamo col dire che le regole del calcio sono sempre quelle e che per giocare devi avere un buon bagaglio tecnico. Quando giocavo io c’erano in squadra giocatori con spiccate individualità, adesso ci sono giocatori meno tecnici e più fisici. Per essere protagonista dovevi avere grande personalità, in un calcio che era molto tecnico ma a volte anche fisico. Oggi le cose sono cambiate, il centrocampista è sorretto da tutta la squadra e una forte mano arriva dai difensori che a turno si lanciano in avanti. Il gioco è più d’assieme, meno personale e individualista. Vedo in campo tanta quantità e meno qualità. L’attaccante puro di razza ora è proprio è raro. In attacco operano spesso falsi attaccanti, i centrocampisti sono più operai e di sostanza, bravi a tirare da fuori area ma meno propensi, all’uno contro uno ed ai dribbling. Il classico numero dieci, alla nuova maniera, deve essere bravo a leggere con continuità le varie fasi di ogni partita e occupare gli spazi con intelligenza. Porgere assist invitanti per gli avanti e quando può tirare in porta con rasoiate micidiali”.

Simone quando è libero gira a vedere le gare di Serie C, di Serie D e di Eccellenza. “Ho visto in questa stagione diverse partite del Pordenone e della Virtus Verona di serie C, ma anche il Caldiero e il Legnago Salus in serie D. Tutte queste squadre mi hanno fatto una bella impressione. Un buon allenatore si deve sempre aggiornare ed è quello che sto facendo. Il Legnago Salus ha tutte le carte in regola, a mio giudizio, per vincere il suo girone. E’ una squadra con giocatori di ottima levatura. Il Caldiero fa sempre bene in serie D, cosa che non è mai scontata. Quest’anno, una volta raggiunta la salvezza, può ambire senza dubbio a qualcosina di più. In Eccellenza faccio il tifo per l’amico e tecnico dell’Ambrosiana Paolo Corghi. Era bravo come giocatore ed ora lo è anche come allenatore. Il duello in campionato tra la sua squadra e la Clivense è sempre acceso. Sarà una bella lotta fino alla fine ma attenzione al Bassano che è sempre li nell’alta classifica a fare da pericoloso terzo incomodo”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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