sabato, 27 Luglio 2024

Oggi

I nostri dilettanti dicono la loro contro la violenza sulle donne

Troppo spesso sentiamo parlare di violenza sulle donne. Giulia Cecchettin è stata la 105esima donna ad essere uccisa nel 2023. Malgrado la grande attenzione dell’ opinione pubblica, il fenomeno non si ferma. Negli ultimi 20 anni, negli omicidi tra partner o ex, 86 volte su 100 è l’uomo che uccide la donna. Nel 2023 il 77,4 per cento delle uccisioni, in ambito familiare ed affettivo, ha riguardato le donne. Secondo gli ultimi dati del ministero dell’ interno nel periodo che va dal 1° gennaio al 20 novembre 2023 su 130 uccisioni in ambito affettivo-familiare 87 erano donne. Se invece si prendono in considerazione gli omicidi per mano di partner o ex, su 60 uccisioni 55 hanno riguardato le donne. Allargando lo sguardo, secondo i dati Onu, a livello globale nel 2023 circa 47mila donne e ragazze in tutto il mondo sono state uccise dai loro partner o altri membri della loro famiglia, pari al 58 per cento di tutti gli assassini per mano di fidanzati, compagni e mariti, o altri membri della famiglia. I dati ci sono ma non se ne esce. La violenza di genere c’è e persiste. Dopo l’omicidio della povera Giulia, uccisa barbaramente con 22 coltellate dal suo fidanzato e coetaneo Filippo Turetta, detenuto ora nel carcere di Montorio a Verona, le richieste di aiuto al numero telefonico 1522 sono aumentate sensibilmente: dalle 200 giornaliere fino alle 400-450.

“Dietro ogni violenza sulle donne c’è il fallimento della società – ha detto il capo dello stato Sergio Mattarella – e non possiamo limitarci solo ad una indignazione a intermittenza. Serve un educazione che parte dal mondo della scuola per allargarsi al lavoro, alle istituzioni, al sociale e alla cultura. Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Le nostre donne vanno amate e rispettate, sempre. Non dimentichiamolo mai”. Nello scorso weekend lo sport si è unito nella lotta contro i femminicidi. Nelle partite di calcio, dalla serie A fino alla Terza categoria, gli arbitri e giocatori sono scesi in campo con un segno rosso sul viso. Al momento del sorteggio del campo i capitani avevano al braccio una fascia dedicata a questo tema. Per l’occasione ha ribadito la sua vicinanza anche il presidente federale Gabriele Gravina, che ha detto: “Uniamo la nostra voce al grido di tante donne vittime di violenza. La Figc e l’intero mondo del calcio vogliono fare la loro parte per contribuire all’eliminazione di questi orribili crimini e per costruire una vera cultura del rispetto, soprattutto educando i giovani “.

Condanna apertamente qualsiasi forma di violenza anche il portiere ex Virtus Verona Alessandro Giacomel, attualmente in cerca di una nuova squadra, che da noi interpellato afferma: “La vicenda che ha colpito Giulia ha avuto un grandissimo clamore. E aberrante e non è possibile che ancora oggi, nel anno 2023, accadono cose di questo tipo. A mio parere nel calcio, come in tutti gli aspetti sociali, servono degli educatori sul modo di comportarsi, che sia in uno spogliatoio e nella vita di tutti i giorni. I genitori devono stare sulla stessa linea ed educare i propri figli a comportamenti giusti e con il massimo rispetto verso le donne. Lo sport può essere fondamentale nel far capire che si può vincere e perdere. Le sconfitte ci aiutano a rialzarci e spesso servono anche a crescere. Maggiore rispetto ed educazione fanno sempre la differenza”.

Gli fa eco il difensore del Real Valpolicella Nicola Andreis: “Bisogna dare un forte segnale ed inasprire le pene. Nel calcio, fin dai settori giovanili, bisogna insegnare la lealtà e il rispetto dell’ avversario. La violenza va estirpata alla radice. Istituzioni, forze dell’ordine, scuola e genitori, devono farsi carico di questo. I nostri ragazzi sono gli uomini del futuro”. Mister Christian Campagnari, ex San Zeno e in cerca di una nuova squadra, dice: “Le vicende di queste ultime settimane purtroppo riportano a galla problemi e fatti già tristemente noti. Ognuno di noi dovrebbe fermarsi e farsi un esame di coscienza, dal lavoro, passando per la scuola e arrivando alla famiglia ci si deve impegnare, non solo a parole, ma facendo i fatti. Nello specifico lo sport deve soprattutto educare l’individuo, che sia un ragazzo oppure un adulto, al rispetto per se stesso e per gli altri. Il dialogo non può bastare e dobbiamo mettere da parte la supremazia sull’avversario ma focalizzarci su valori più importanti e profondi. Questo per provare con umiltà a costruire una società migliore. Dobbiamo provarci tutti assieme”.

Manuel Caliari, allenatore dell’Under 19 della Polisportiva Virtus, dice: “Parto nel dire che partiamo dalla gestione delle emozioni. Un problema di per se molto complesso. Sento che bisogna insegnare il rispetto degli altri a scuola. Certo questo è importante, ma non può fare tutto la scuola. Ma dove sono i genitori? Tra le varie loro responsabilità c’è anche l’educazione dei figli e condannare sul nascere certi loro comportamenti sbagliati. I ragazzi devono capire che nella vita ci sono pure i no e vanno rispettati. Partita di genere, e ci mancherebbe altro, tra uomo e donna. Rispetto e affettività vanno di pari passo. Essere adulto comprende la lucidità nel controllare rabbia e frustrazione, più facile a dirsi che a farsi in una società troppo legata ai post sui social e a giudicare più gli altri che a guardare noi stessi. Il lavoro che dobbiamo fare inizia, e mi collego al calcio, alla qualità di noi educatori, nel mio caso allenatori, di saper insegnare ai ragazzi comportamenti sani. Rispetto, rispetto e ancora rispetto dell’ altro. Bisogna cambiare la cultura e tutti devono capire come funziona il nostro cervello. Bisogna fare dei corsi obbligatori, sia agli adulti che ai giovani. Fare l’educatore diventa sempre più arduo ma è un compito, a mio parere, molto importante”.

Il mister della Polisportiva Caselle, Giuseppe Bozzini, dice: “Fermare la strage di donne, vittime di femminicidio, nel nostro Paese. Il rispetto delle donne è un imperativo e deve essere un impegno di tutti noi, sia nella vita privata che nei luoghi collettivi. Per cambiare la cultura della violenza in generale, e soprattutto nei confronti delle donne, occorre inserire l’educazione all’affettività, al rispetto e alle differenze già a partire dalla scuola dell’infanzia per poi proseguire in tutto il percorso scolastico, introducendo il tema della parità, del contrasto alle violenze di genere e all’odio. È, infatti, fondamentale contrastare la cultura del possesso con appositi momenti di formazione e discussione nei percorsi curriculari degli studenti. Bisogna prevedere anche percorsi formativi rivolti a tutti gli operatori sociali e anche sportivi che, a vario titolo, si occupano dello sviluppo e della crescita dei giovani, come forma di prevenzione e contrasto alla violenza di genere. Inserire anche il contrasto alle violenze e alle molestie sulle donne tra gli argomenti della formazione obbligatoria su salute e sicurezza per le lavoratrici e i lavoratori in tutti i settori, compreso quello sportivo”.

Roberto Pintore per www.pianeta-calcio.it

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