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venerdì, 19 Aprile 2024

Eugenio Dal Corso, il Cardinale veronese tifoso dell’Inter per colpa di Mariolino Corso

Monsignor Eugenio Dal Corso è il primo sacerdote dell’Ordine San Giovanni Calabria ad essere elevato alla porpora cardinalizia, il quarto, in ordine temporale dei religiosi veronesi a essere eletto “Principe della Chiesa”. L’annuncio è stato dato da Papa Francesco durante l’Angelus di domenica 1° settembre 2019. Originario della contrada Corso, nella parrocchia di Lugo di Valpantena (Vr), dove è nato il 16 maggio 1939, monsignor Dal Corso è vescovo emerito di Benguela (Angola), e fa parte della Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza (Opera don Calabria di Verona). E’ stato creato Cardinale dal Santo Padre nel corso del Concistoro, il quale si è tenuto il 5 ottobre. Missionario a Laferrere, in Argentina, nel 1986 viene mandato in Africa, più precisamente a Luanda, capitale dell’Angola, dove si impegna tutt’ora a prodigarsi per gli ultimi. Riceve l’ordinazione episcopale il 3 marzo 1996, mentre il 18 febbraio 2008 viene trasferito a Benguela, a circa 430 km a Sud di Luanda. Con monsignor Eugenio Dal Corso, salgono così a quattro i porporati veronesi (il primo fu Luigi di Canossa, il secondo Bartolomeo Bacilieri da Breonio di Fumane, il terzo l’attuale nunzio apostolico in Siria, il cardinal Mario Zenari, originario di Rosegaferro di Villafranca, creato cardinale anche lui da papa Francesco nel concistoro del 19 novembre 2016).

 E’ stata una vera sorpresa la nomina del Santo Padre? “E’ stata una grandissima sorpresa perché ho ricevuto l’annuncio, non sapevo niente, stavo laggiù nella mia piccola missione là a Caiundo, nella provincia del Quantocubando, nell’Angola, e dopo la messa della domenica mia sorella, che era venuta giù per aiutarmi per quattro settimane, aveva ricevuto una telefonata per il fratello sacerdote “mah, il papa ha fatto cardinale don Eugenio!”. Ma, è vero? Sì, è vero. Dopo mi hanno telefonato. Ma valà, lascia stare, sono scherzi della gente, mi sono detto, la notizia è stata una grande sorpresa, io sono là, sono un povero missionario e adesso farò quello che il Signore mi ispirerà. Ripeto, è stata una grandissima sorpresa, e ho avuto un pò di difficoltà a crederci, e solo dopo, quando l’ho visto scritto, ci ho creduto”. Ha mai giocato a calcio, da ragazzino a Lugo? “A Lugo, no, perché io sono entrato nel collegio di Don Calabria a 10 anni: abitavo al Corso, sono nativo del Corso, che è a 5 km da Lugo di Valpantena, sulla strada che porta a Erbezzo, facevo scuola là, poi, alla 5^ Elementare sono entrato nella casa di Don Calabria, a Roncà, perciò, con lo sport di Lugo non ho mai avuto niente a che fare”.

Neanche in seminario? “Sì, in seminario, sì”. E, in che ruolo? “Ero un mediano, un mediano di spinta, nella nostra squadra di Nazareth, ho studiato a Nazareth”. Aveva qualche “fede” calcistica? “Io le devo dire che ho cominciato a tifare per l’Inter quando Mario Corso, di Madonna di Campagna, è entrato nell’Inter: vede, anch’io sono stato curato a Madonna di Campagna per due anni, quindi, quando Corso è entrato lì, nell’Inter, ho cominciato a tifare per i nerazzurri ed ancora adesso mi sento affezionato all’Inter”. A differenza di molti altri religiosi, i quali simpatizzano per la Juventus… “Sì, è vero”.

La bellezza, che cos’è secondo lei, padre? “La bellezza è un insieme di segni esterni ed anche di relazioni spirituali: non è solo una cosa bella, la bellezza cioè non è solo umana, ma è anche della natura, dei fiori, delle piante, delle stelle. Per me, è una cosa che si vede, sensibile nel senso che si può vedere o toccare, e poi si ha una sensibilità spirituale, che ci fa sentire bella quella cosa lì.Ripeto, io sono laggiù in Angola e le devo dire che ci sono tante piante e fiori bellissimi che qui non si conoscono. Bellissimi! Ho fatto alcune fotografie, ma la bellezza dei fiori, della gente di laggiù, ci sono tante persone buone. I bambini dove sono io sono stupendi: hanno un volto bello scuro, sereno, occhi meravigliosi, sono bambini meravigliosi!”. Cosa si porta dentro della “sua” Africa, cosa le ha insegnato questo continente? “La mia Africa mi ha insegnato proprio a rispettare la natura, a riconoscere la bellezza della natura, ed anche adesso, a dire la verità, c’è un tentativo da parte di non angolani, cinesi per esempio, che vengono là, tagliano le piante, distruggono colline. Io dico: la natura è opera di Dio, è Dio che fa queste cose belle perché la diversità, la grande, la stragrande varietà, il grande numero dei fiori, delle piante, delle cose belle – ci sono degli animali bellissimi là – , ci sono delle piccole scimmie, dopo uccelli bellissimi, ed altri animali che io non ho ancora visto là, perché nella nostra zona ci sono anche tanti capretti selvaggi, che non mi ricordo come si chiamano, poi, uccelli meravigliosi e dopo fiori, piante che sono una meraviglia. Ecco insomma, tante cose belle. Ecco, io dico chi ha fatto, creato tutte queste cose? E’ Dio. La bellezza, l’onnipotenza, diciamo la grande potenza di Dio, che ha fatto tutto questo nella natura, che è meravigliosa. Perchè l’uomo non può inventare tutte queste cose, e come avrebbe potuto farlo se là non c’è mai stato un uomo? Eh, uno potrebbe dire, sono nate così dalla natura, spontaneamente. Ma, la natura l’ha fatta Dio, con tutta la sua bellezza, con la bellezza che c’è in tutte nelle persone, che c’è nella natura, che è la grande manifestazione della bellezza di Dio”.

In un’ipotetica Nazionale dei papi, dove schiererebbe, fosse lei un cittì, gli ultimi pontefici, da San Giovanni XXIII a papa Francesco? “San Giovanni XXIII è un mediano perché è quello che fatto il passaggio da una visione della Chiesa un pò quasi troppo esteriorizzata, esterna, a una Chiesa più interiore, più evangelizzata, più umile, più semplice, più umana anche”. Paolo VI, Giovambattista Montini? “Lo schierei in difesa, terzino sì, difensore, perché lui è stato quello che dopo il Concilio Vaticano II, ha cercato di difendere le verità fondamentali del cristianesimo, della Fede, cercando di non accogliere certe proposte che venivano da altre persone, un pò anche da Chiese protestanti, ecc…, rispondendo con un secco “no, no”. Ed anche ha difesa molto, molto lo spirito missionario della Chiesa, eh: si ricorda la sua grande prima lettera enciclica, “Ecclesiam Suam””. E, a San Karol Woityla, che ruolo gli diamo? “Quello sì, e giù un bel sorriso, è un attaccante, un grande attaccante! Non solo attaccante, ma lui ha difeso le verità perché lui veniva proprio da una situazione del Comunismo, a cui ha dovuto resistere, però, dopo, con l suo modo di andare in giro, di visitare le Nazioni, andare incontro a popoli e Paesi del mondo, annunciava il Vangelo, annunciava la grande Verità della Salvezza, e per me è proprio un attaccante”. Benedetto XVI e papa Francesco? “Benedetto XVI lo metterei anche lui in difesa perché lui ha scritto delle encicliche per difendere la Chiesa, lo Spirito Santo. L’attuale papa Francesco io lo metto in attacco perché è uno che apre per la Chiesa un cammino di annuncio al mondo, di fraternità ed anche di rispetto dell’ambiente, della natura, dell’universo: è un grande papa, che attacca molto!”. Il suo motto episcopale ed ora cardinalizio? “Il mio motto è “Quaerite primum regnum Dei”, il motto dei Poveri Servi: “Cercate prima di tutto il regno di Dio””.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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