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giovedì, 18 Aprile 2024

INCONTRI RAVVICINATI: RICCARDO ILLY

Riccardo Illy nasce a Trieste il 24 settembre 1955 da una famiglia valdese, di origine ungherese. Dal 1992 al 1995 ricopre l’incarico di amministratore delegato di Illycaffè, mentre dal 1995 fino ad oggi occupa nella stessa azienda  – presente in oltre 140 Paesi – il ruolo di vice-presidente. Giornalista pubblicista, è anche autore di libri, tradotti in più lingue. Dall’aprile 2014 fa parte del Consiglio di Amministrazione di Hera (Holding energia risorse ambiente), multiutility italiana. Nel 1993 viene eletto sindaco di Trieste, sostenuto da una coalizione di Centrosinistra, con lo slogan “Il sindaco espresso dai cittadini”. Ma, in politica ha sempre voluto rimanere un indipendente. Viene riconfermato primo cittadino dal 1997 al 2001, anno in cui viene eletto alla Camera dei Deputati nelle file dell’Ulivo.

Trieste gli ha conferito la laurea honoris causa in Scienze Politiche presso l’Università della città alabardata. E’ presidente della regione Friuli Venezia Giulia il 9 giugno 2003 ottenendo il 53,1 % dei voti, alla guida di Intesa Democratica. Nel gennaio 2018 Riccardo Illy fa il suo rientro in politica, palcoscenico che aveva lasciato dopo le elezioni regionali, raccogliendo il 46,18 % di voti, ma che non bastarono per riaffermarsi Governatore della regione. Si è presentato alle elezioni nazionali del 4 marzo 2018 sempre come indipendente per la coalizione di Centrosinistra, nel Collegio uninominale del Senato di Friuli Venezia Giulia 1, quello che copre Trieste e Gorizia, fino al confine di Tarvisio, ma, purtroppo, non ce l’ha fatta.

Qual è il suo sport preferito?
“Fra sci e vela faccio fatica a scegliere; sono due sport che ho praticato con passione, anche agonisticamente, in gioventù. Lo sci, diventando maestro di quella disciplina, divenne anche una professione quando poco più che ventenne misi su famiglia. Alla fine scelgo lo sci”.

Che cos’è che le ha fatto accapponare la pelle per la grande emozione provata, vissuta (nei vari campi della vita: sport, famiglia, lavoro)? “Volare. L’ho fatto da autodidatta, ricordando le lezioni che l’istruttore impartiva a mio padre quando prendeva il brevetto di pilota, con un deltaplano acquistato usato da un collega maestro di sci. Poi ho volato con il parapendio, più agevole da trasportare e utilizzare, sul monte Nanos in Slovenia, a pochi chilometri da casa. Trovarsi a volteggiare in una “termica” accanto a un aquila è un’esperienza indimenticabile”.

Di cosa non può fare a meno un personaggio noto ed importante come Riccardo Illy? “Della libertà; anzitutto di esprimere pensiero e opinioni”.

Il suo più clamoroso “auto-gol” (prendiamo a prestito un sostantivo calcistico: a proposito, non ha mai pensato di rilevare la gloriosa Triestina dell’impareggiabile Nereo Rocco? Ha mai giocato a calcio, tifa per gli alabardati?), e il “gol” più riuscito? “Secondo molti l’autogol più clamoroso fu accorpare le elezioni regionali del 2008 in Friuli Venezia Giulia (nelle quali ero candidato Presidente e che persi) alle politiche. Ma lo rifarei, perché si risparmiarono 4,5 milioni di euro; farei però una campagna elettorale diversa. Il gol invece fu senz’altro, da poco entrato in azienda a ventidue anni, di eliminare le più di venti miscele che la illycaffè produceva allora per mantenerne solo una. La migliore, 100% arabica; fu una decisione alla base dei successi della società di famiglia negli anni successivi e è ancora un elemento centrale della sua strategia. Quanto alla Triestina, premesso che non sono appassionato di calcio, molti anni fa quando era in serie B la sponsorizzammo con la promessa che sarebbe andata in A. Venne invece retrocessa; un segno del destino…”

Conserva qualche rimpianto, qualche rammarico?
“Dicono i romagnoli che è meglio pentirsi di aver fatto qualcosa che rimpiangere di non averla fatta. Mi sono spesso pentito… E quando ho commesso degli errori, piuttosto che rimpiangere, ho cercato l’aspetto positivo nell’apprendimento che se ne può trarre”.

In lei vince di più il cuore o la ragione?
“Degli amici scherzosi, durante il mio impegno politico, mi avevano soprannominato Bofrost…. Credo quindi che la risposta giusta sia: la ragione. Ma proprio durante l’esperienza pubblica ho imparato a ascoltare il cuore. Ricordo ancora la tenerezza che mi ispirò la lettera di una bambina che, avendo perso il primo dentino, mi scrisse chiedendo cosa poteva fare per lei il Sindaco”.

Cosa intende per il concetto di bellezza, riferito in linea generale?
“La “bellezza”, in un significato allargato, significa per me semplicità e armonia. La possiamo apprezzare con la vista, l’udito, il gusto e perfino con il tatto. Ma la possiamo riscontrare anche in una formula matematica, in un congegno meccanico o nella strategia di una organizzazione. Pur essendo apprezzata a livello soggettivo e pur non essendo misurabile, quando la bellezza assurge ai livelli più alti viene riconosciuta coralmente e assume caratteristiche oggettive. Per spiegarmi mi viene in mente la Gioconda”.

Non avesse intrapreso la carriera di successo, cosa le sarebbe piaciuto fare in alternativa? “Da ragazzo avrei voluto fare il medico, in particolare il chirurgo; poi ho scelto, invece che di salvare vite, di impegnarmi a migliorarne la qualità”.

Abbiamo scritto tre libri: uno sull’arte (Musei e Pinacoteche italiane), uno sui teatri lirici, uno sui Conservatori: quali di questi mondi l’affascina di più? “Mi affascinano sia le arti visive sia la musica; quest’ultima la ascolto tutti i giorni, magari per pochi minuti. Sono inoltre stato immeritatamente (il Sindaco copriva la carica di diritto) Presidente del Teatro Lirico-Sinfonico Giuseppe Verdi di Trieste; sceglierei quindi il libro sui teatri lirici”.

Vincenti – in qualsivoglia campo – si nasce o si diventa? Ci può dare la sua ricetta? “Salomonicamente direi 50 e 50; nel senso che senza una predisposizione è difficile eccellere in un campo. Ma senza il duro lavoro di apprendimento e applicazione, per quanto inclini, non si vince”.

Qual è il suo sogno nel cassetto?
“Riuscire a replicare il successo della illycaffè con le altre società che sono entrate a far parte del nostro gruppo negli ultimi dieci anni: Domori (cioccolato) Dammann Freres (tè) e Mastrojanni (vini)”.

Andrea Nocini per www.pianeta-calcio.it

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